“Appare utile accendere un faro sui dati in Basilicata nella giornata mondiale della salute e della sicurezza sul lavoro: la regione è prima nella classifica italiana sull’indice di incidenza di casi mortali. Un anno fa era al diciannovesimo posto. In Basilicata l’indice di incidenza di casi mortali sul totale degli occupati (che secondo i dati Istat 2024 sono 196.765) è del 15,2. La media nazionale è del 4,2: tra 107 province, Matera è ottava, la città ha un indice del 14,2, con un caso mortale su 70.284 lavoratori”.
E’ quanto sostiene il Segretario Provinciale dell’Ugl Matera, Pino Giordano: “ad oggi, contiamo 5 decessi sul lavoro, numeri drammatici per una Regione piccola che raccontano una vera e propria emergenza sociale. L’ultimo tragico incidente è avvenuto lo scorso 8 aprile in contrada Guirro di Borgo a La Martella, nel Materano, dove un 40enne di nazionalità indiana è deceduto mentre era al lavoro in una azienda agricola. A livello nazionale i numeri non sono molto più incoraggianti. Dal 2021 ad oggi secondo l’Inail sono 4.442 i decessi sul lavoro, un dramma che continua inesorabilmente e tragicamente. Con un segno più che allarma soprattutto chi come noi lavora per la sicurezza sul lavoro quotidianamente. Questa giornata rappresenta un’opportunità straordinaria per riaffermare l’importanza della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, temi che per l’Ugl Matera sono centrali per la tutela dei diritti umani e per la promozione di ambienti lavorativi sicuri, dignitosi e rispettosi della persona. Se non si comincia a investire – tuona Giordano -, in modo stabile, sul personale, la sicurezza sul lavoro rischia di restare una bella promessa, ma solo sulla carta. Eppure i numeri parlano chiaro: ogni euro speso in prevenzione ne fa risparmiare almeno tre in costi sanitari e sociali. È da qui che bisogna ripartire. Per provare a fermare le morti e gli incidenti sul lavoro serve un cambio di passo serio, concreto. E questo può avvenire solo puntando su tre direttrici: i professionisti, l’organizzazione e i mezzi. I tecnici della prevenzione possiedono una formazione universitaria solida sul tema della sicurezza sul lavoro. È ovvio, per operare in questo settore occorrono competenze certificate, pertanto riteniamo che l’attività ispettiva sia affidata in primis a loro. È necessario investire risorse certe e continuative per la piena attuazione dei piani di prevenzione e per la realizzazione di programmi di audit partecipati e di responsabilità sociale, coinvolgendo i Tpall e gli stessi datori di lavoro. Insomma, non basta la sola vigilanza, è necessario un cambio culturale. Le aziende, soprattutto le materane, devono ben capire che la prevenzione, quella vera, non si improvvisa e non si impone: si costruisce con competenze scientifiche, la presenza sul territorio e con le relazioni umane. Se vogliamo davvero cambiare rotta, serve un piano concreto per valorizzare e potenziare la professione. Non possiamo accettare che il lavoro – conclude Giordano -, che dovrebbe essere fonte di dignità e realizzazione personale, si trasformi in tragedia. È necessario un impegno concreto da parte delle istituzioni e delle imprese per investire seriamente nella prevenzione, nella formazione continua e nel rafforzamento dei controlli e delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro”.