Strage del bus ad Avellino: la Corte di Cassazione conferma la condanna a 6 anni per Giovanni Castellucci, ex AD di Autostrade per l’Italia
La tragica vicenda del viadotto Acqualonga, un evento che ha segnato profondamente la storia delle strade italiane, si è finalmente conclusa con una sentenza definitiva. Dopo dodici anni di indagini, processi e ricorsi, la Corte di Cassazione ha emesso il suo verdetto, confermando la condanna a sei anni di reclusione per Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia (ASPI). Questo incidente, avvenuto il 28 luglio 2013 nel territorio di Monteforte Irpino, ha visto un autobus carico di 47 passeggeri precipitare da un viadotto del Raccordo Autostradale 9, risultando nel peggior incidente stradale della storia del paese, con un tragico bilancio di 40 vittime. La sentenza della Cassazione, emessa il 11 aprile 2023, ha confermato non solo la condanna di Castellucci, accusato di omicidio colposo e disastro colposo, ma anche quelle di altri soggetti coinvolti nella gestione della sicurezza stradale. Tra questi, Gennaro Lametta, proprietario del bus, è stato condannato a nove anni, mentre Antonietta Ceriola, ex dipendente della Motorizzazione Civile di Napoli, ha ricevuto una pena di quattro anni. La complessità di questo caso giuridico è evidente: inizialmente, nel primo grado di giudizio, Castellucci era stato assolto dal Tribunale di Avellino. Tuttavia, in appello, la Corte di Napoli ha ribaltato questa decisione, condannando l’ex AD di ASPI a sei anni di reclusione. La sentenza è stata oggetto di un lungo iter giuridico che ha visto diversi appelli e valutazioni. Durante l’udienza del 1° aprile 2023, la procuratrice generale della Corte di Cassazione, Sabrina Passafiume, aveva richiesto una rivalutazione della condanna per omicidio colposo, evidenziando la gravità della situazione e la responsabilità di chi gestisce la sicurezza delle infrastrutture stradali. Oltre a Castellucci, la Corte di Cassazione ha confermato le condanne per altri dirigenti di ASPI. Il direttore generale dell’epoca, Riccardo Mollo, e i dipendenti Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna hanno ricevuto anch’essi una pena di sei anni. Altri dirigenti, come Nicola Spadavecchia e Paolo Berti, sono stati condannati a cinque anni, mentre Gianluca De Franceschi, insieme ai dipendenti Gianni Marrone e Bruno Gerardi, ha ricevuto una condanna di tre anni. Il legale di Castellucci, l’avvocato Filippo Dinacci, ha dichiarato che l’ex amministratore delegato è pronto a costituirsi, in attesa dell’ordine di carcerazione. Questa fase finale del processo rappresenta non solo un momento di giustizia per le famiglie delle vittime, ma anche una riflessione profonda sulla sicurezza delle infrastrutture e sulla responsabilità di chi le gestisce. La sentenza, infatti, pone l’accento sull’importanza della vigilanza e della manutenzione delle strade, sottolineando come le carenze in questo ambito possano avere conseguenze devastanti.In sintesi, la strage del viadotto Acqualonga rimarrà nella memoria collettiva come un tragico esempio delle conseguenze di negligenze nella gestione della sicurezza stradale. La conferma delle condanne da parte della Corte di Cassazione rappresenta un passo significativo verso la responsabilizzazione di chi, per ruolo e competenza, ha il dovere di garantire la sicurezza dei cittadini.