Da quando la Russia, per iniziativa del suo presidente Putin e della nomenklatura, ha aggredito l’Ucraina, mi sono posto molte domande. Ho cercato di raccogliere tutto il materiale che mi potesse permettere di acquisire elementi di probabili certezze. Mi piace qui ricordare una frase del Ministro degli Esteri britannico e primo ministro degli anni cinquanta/sessanta del secolo scorso, Harold Macmillan.
Diceva che non esistono fatti, ma interpretazioni. Espressione vera, ma da interpretarsi con giudizio e buon senso. A distanza di tre anni esatti dall’aggressione russa all’Ucraina, le opinioni sono varie. Rimandano tutte a sostrati individuali che estrapolano indizi, fatti, ipotesi utili a giustificare le proprie interpretazioni. Esprimo anch’io la mia, dissentendo da quelle che mi sembrano poco radicate nella realtà.
I sostenitori della fondatezza delle ragioni russe, e che plaudono quindi alle mire putiniane, accettano l’idea che la Russia stesse sul punto di essere aggredita dalla Nato, che aveva nell’Ucraina il suo cavallo di Troia. I fatti dicono ben altro. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, i paesi satelliti si adoperarono per riconquistare spazi di autonomia e di democrazia. Ne conseguì che diversi paesi dell’ex Patto di Varsavia intrapresero politiche diverse, aprendosi all’occidente e accettando il metodo democratico.
Divenuto presidente della Russia, Putin ha concepito, dal mio modesto punto di vista, il progetto di riconquistare, con la diplomazia, con il sostegno agli oppositori dei governi di alcuni paesi, parte o quasi tutte le realtà del vecchio impero sovietico. A me non pare che il sistema vigente in Russia possa lontanamente paragonarsi ai sistemi che in occidente definiamo democratici. E’ un regime dittatoriale, dove non è ammesso il dissenso, dove gli oppositori sono sistemicamente eliminati, dove vige la politica della falsità sistematica, che si fonda sull’uso della forza.
Gli accordi di Minsk del 2014 e le integrazioni successive avevano fissato dei principi che non sono stati rispettati. Eventuali altri approfondimenti avrebbero dovuto essere regolati da vie pacifiche. E Putin invece occupa e annette la Crimea, appoggia e arma i separatisti delle repubbliche autoproclamatesi indipendenti, scatenando una guerriglia che causa complessivamente circa 14.000 morti di entrambi i contendenti. Diversamente da quel che dicono i filorussi che ritengono i morti appartenenti tutti alle forze di opposizione. Anche qui ognuno si aggancia a dati non univoci e costruisce la propria interpretazione.
E per ora passo ad altro. Di fronte all’aggressione russa dell’Ucraina, l’Europa è giustamente preoccupata, perché di Putin non si fida. Di qui la scelta di cominciare a muoversi verso una politica di difesa europea comune. Non siamo nell’Eden! Uno dei bisogni fondamentali dei popoli è la difesa, ed oggi la difesa passa per tutto ciò che è utile allo scopo. Ricorrere all’uso delle armi per difendersi, come singoli paesi e come UE, è legittimo e doveroso. Ripetere che la nostra costituzione dichiara che l’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, non vuol dire che non deve provvedere alla propria sicurezza.
Anzi, ciò rafforza l’idea che dovrebbero essere gli sforzi diplomatici a poter creare occasioni di risoluzione delle controversie internazionali. E su questo molto magistralmente e con forte convinzione si è ripetutamente espresso il presidente Mattarella, unico nocchiero in gran tempesta. Volere la pace non vuol dire rassegnarsi impotenti alle minacce, alle aggressioni, a quanti considerano carta straccia il diritto internazionale.
E’, questo, quello che si vuole realizzare con il primo passo verso la consapevolezza di una difesa comune europea, che ha bisogno di idonei strumenti. Dopo il disimpegno trumpiano, è una scelta obbligata quella dell’Europa. Se ne convincano tutti i finti pacifisti che ignorano la storia, i fatti, e sognano, utopisticamente, un’isola che non c’è. Questa è la mia interpretazione!
Che cosa potrà scaturire, a proposito della fine della guerra, dalla relazione Trump-Putin lo verificheremo a breve.