A 40 anni dalla scoperta del buco dell’ozono le azioni poste in essere dalla società globale hanno dato i loro frutti, perché il recupero della fascia dell’ozono avanza sempre più e potrebbe essere completato entro il 2035. Uno studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston pubblicato recentemente su Nature lo attesta con dati scientifici prodotti in venti anni.
Il buco dell’ozono fu scoperto nel 1985 sull’Antartide e due anni dopo, nello storico accordo mondiale di Montreal, si decise di mettere al bando tutti i cloro-fluoro-carburi (CFC) che riempivano le bombolette spray. Nei decenni successivi prove sul buon andamento delle azioni mondiali intraprese ne sono state raccolte, ma lo studio del MIT è riuscito a dimostrare che la riduzione del buco dell’ozono è proprio una diretta conseguenza dei drastici tagli alle emissioni dei CFC.
In effetti la distribuzione e lo spessore della fascia di ozono sono influenzati anche dalla presenza di gas serra e da eventi meteorologici di grandi dimensioni, come gli uragani o fenomeni ciclici come El Niño. Infatti i gas serra rallentano o impediscono del tutto i meccanismi di formazione di nuovo ozono. Ma lo studio grazie ad osservazioni satellitari metodiche, mese dopo mese a partire dal 2005, e grazie a simulazioni computerizzate che hanno separato in modo statistico il ruolo degli eventi meteorologici dalla risposta dell’ozono alla diminuzione dei CFC ha dimostrato che la diminuzione della fascia di ozono non dipende da dinamiche naturali. La fascia di ozono è indispensabile alla vita perché filtra gran parte delle radiazioni ultraviolette prodotte dal Sole che sono nocive per le nostre cellule. Di questo passo, secondo lo studio, la fascia di ozono sarà ripristinata completamente nei prossimi dieci anni.
Questo è un bellissimo esempio di come la società planetaria può mettere riparo a danni che la società stessa ha procurato. Quindi si auspica che sia da esempio anche per le emissioni di anidride carbonica che tanto influenzano il riscaldamento globale.