Intervista a Gaetano De Vito: la passione per la storia e il sogno di un museo Vito

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Intervista a Gaetano De Vito: la passione per la storia e il sogno di un museo

Chi è Gaetano De Vito? Come è nata la tua passione per gli oggetti antichi?

“La mia passione per gli oggetti antichi è nata quando avevo solo 10 anni. Da bambino, mentre giocavo tra le campagne, vidi un contadino buttare via una vecchia falce. La raccolsi e la portai in un piccolo sgabuzzino dietro casa. Da quel momento iniziò tutto.

Avevo uno zio a Modena, che purtroppo non c’è più, e ogni volta che veniva a trovarci prendeva questi oggetti e li portava con sé. A quel punto mi chiesi: ‘Perché non raccogliere anche io questi oggetti e mostrarli ai miei compagni di scuola?’

Così, oltre alla falce, trovai un paio di occhialini e li misi nel mio piccolo deposito. Quando raccontai la mia idea ai miei amici, però, mi demotivarono.”

Non ti presero sul serio?

“No, mi dissero che era inutile raccogliere cose vecchie e che sarebbe stato meglio giocare a pallone. Ma io ero convinto del mio obiettivo: volevo trovare oggetti antichi e scoprire la loro storia.”

Hai mai pensato di arrenderti?

“No, non ho mai mollato. Prendevo la mia bici e giravo per le campagne di Bonito alla ricerca di oggetti nei vecchi casolari abbandonati. Chiedevo agli anziani, anche se spesso non capivano cosa stessi facendo. Per loro, un bambino avrebbe dovuto giocare, non cercare oggetti vecchi.

Ma io ero determinato. Non mi limitavo a raccogliere gli oggetti: volevo conoscere la loro storia. Un oggetto senza una storia non significa nulla. Quando trovavo qualcosa, chiedevo chi lo avesse costruito, a quale epoca risalisse, a cosa servisse.

Ogni giorno ero alla ricerca di un nuovo reperto. Anche un piccolo coccio o un vecchio chiodo per me erano importanti. Nel tempo, lo sgabuzzino si riempì e serviva più spazio, così decisi di spostare tutto nella falegnameria di mio padre, utilizzando il soffitto e una scala per organizzare meglio gli oggetti.

Nel tempo, invitai persone a visitare la mia collezione. Il soffitto era basso, e chi entrava doveva abbassarsi, ma questo non mi fermò: la mia raccolta cresceva sempre di più.”

Hai collaborato con associazioni o enti locali?

“Sì, ho sempre collaborato con associazioni come Forum, Pro Loco ed enti di diversi paesi. Ho partecipato a fiere, eventi culturali e attività con le scuole. Inoltre, molte persone che scrivevano libri hanno chiesto il mio aiuto.

Purtroppo, non sono mai riuscito a realizzare un museo statale o comunale. Ogni volta che mi avvicinavo al Comune trovavo ostacoli burocratici. Richiedevano requisiti specifici che rendevano difficile la realizzazione di un museo pubblico.

Per me era inaccettabile che, dopo anni di sacrifici, qualcun altro dovesse gestire ciò che avevo raccolto con tanta passione. Così ho sempre trovato difficoltà a collaborare con il Comune o con altri enti istituzionali.”

Pensi che si possa creare un turismo culturale attraverso la Pro Loco?

“Le Pro Loco ci sono, ma purtroppo a Bonito non si interessano di cultura e storia. Pensano solo alle sagre e al cibo, mentre il nostro paese ha un castello e un convento settecentesco che nessuno ha mai pensato di valorizzare.

Io, invece, continuo a impegnarmi per far conoscere il nostro patrimonio storico. Ogni domenica pubblico su Facebook contenuti dedicati a un luogo storico di Bonito. Racconto la storia di chiese, monumenti e tradizioni locali. Il mio obiettivo è far riscoprire la nostra identità culturale.”

Qual è il tuo sogno per il futuro?

“Il mio sogno è creare un museo che resti per sempre, aperto a tutti. Non ho mai fatto tutto questo per interesse economico.

Nel corso degli anni, tanti esperti e antiquari mi hanno offerto grandi somme per i miei oggetti, anche oltre 1000 euro per un singolo pezzo. Ma io non ho mai venduto nulla, perché la mia passione è creare qualcosa che possa essere tramandato alle nuove generazioni.

Voglio che i miei nipoti si prendano cura di tutto ciò che ho costruito e che possa diventare una fondazione, affinché non venga disperso o venduto.”

La tua collezione ha avuto bisogno di più spazio nel tempo?

“Sì, inizialmente ero nella soffitta di mio padre, poi ho dovuto affittare un locale vicino alla chiesa in Vico Alfieri, pagando 150 euro al mese senza alcun aiuto. Successivamente ho preso in affitto un altro locale di 26 mq sul corso principale.

La svolta è arrivata quando ho incontrato due signore straordinarie: Ermelinda Pagella, professoressa di lettere a Napoli, e sua sorella Rosaria Pagella. Prima di morire, Ermelinda espresse il desiderio di lasciarmi in eredità la sua casa, e così è stato.

Ma neanche quella casa bastava più. Grazie alla loro generosità e ai loro insegnamenti, ho avuto l’opportunità di ampliare il mio progetto. Alla loro morte, ho ricevuto in eredità un vero e proprio palazzo nobiliare appartenuto al musicista Crescenzo Buongiorno, amico di Puccini.

Nel palazzo ci sono ancora gli arredi originali e strumenti musicali d’epoca. Questa non è solo una mia eredità, ma un patrimonio che voglio condividere con chiunque voglia visitarlo.”

La storia di Gaetano De Vito è un esempio di dedizione e amore per la cultura. Il suo sogno di creare un museo continua a crescere, superando ostacoli e difficoltà. La sua passione per la storia e la sua determinazione lo hanno portato a costruire una collezione unica, un vero tesoro per la comunità.