Su ALTIRPINIA di settembre 2024 ho letto con grande piacere la poesia Miraggi Estivi di Benito Melchionna che termina così: Sognatori e poeti viaggiano perciò / oltre il tempo / per raccontare che / non si ricordano i giorni, si ricordano gli / attimi. Emozionato dalla lettura della poesia, mi sono chiesto ma quanto dura un attimo? Quanto vale la parte più piccola del tempo? Quanto vale un atomo di tempo?
Riflettete un poco! La questione non è semplice, e la risposta è meno evidente di quanto non appaia. Per la fisica la minima durata del tempo è pari a 10-43 secondi, detto il tempo di Planck. Un numero che si scrive con zero virgola seguito da quarantadue zeri e un uno. Il che significa una durata incomprensibile per la nostra mente. Noi, infatti, non sperimentiamo questa durata come tempo. La durata di tempo più breve che noi possiamo sperimentare consapevolmente è quella che passa fra due suoni distanziati da un centesimo (10-2 = 0,01) di secondo. Quanto alla vista è dieci volte più lenta dell’udito: 0,1 secondi. Ma generalmente il cervello comprende unità variabili da mezzo secondo a un secondo: tanto durano la maggior parte degli attimi che noi sperimentiamo. Quindi per il nostro cervello il minimo istante concepibile dura molto, ma moolto di più della minima durata di tempo di Planck. Vediamolo.
L’udito, l’organo più veloce dell’uomo, è in grado di risolvere durate di tempo fino a un decimillesimo di secondo e lo fa quando deve localizzare nello spazio una fonte di rumore. Badate bene che un decimillesimo di secondo del nostro udito è 10-4 secondi cioè 0,0001 con tre zeri dopo la virgola e non quarantadue come per il tempo minimo della fisica. Quindi è un milione di miliardi di miliardi di miliardi di volte più grande del tempo di Planck. Cioè tra il più piccolo istante concepibile dai nostri sensi e l’atomo di tempo della fisica ci sono 39 grandezze di differenza, cioè un sestiliardo.
Quant’è un sestiliardo? Facciamo una breve parentesi relativa alla nomenclatura dei numeri per spiegare cos’è un sestiliardo. Un milione è pari a 106; un bilione è pari a (106)2, cioè 1012; un trilione è pari a (106)3, cioè 1018; un quadrilione è pari a (106)4, cioè 1024; un quintilione, 1030, è dieci alla sesta elevato a cinque; un sestilione,1036, è dieci alla sesta elevato a sei; e così via. Allo stesso modo un miliardo, 109, è dato da 103 x 106, cioè 103 per un milione; un biliardo,1015, si ottiene moltiplicando 103 per un bilione, cioè 103 x 1012; un triliardo. 1021, è 103 per un trilione, quindi 103 x 1018; un quadriliardo, 1027, è 103 per un quadrilione; un quintiliardo, 1033, cioè 103 per un quintilione; un sestiliardo, 1039, cioè 103 per un sestilione. E siamo giunti a spiegare cos’è il sestiliardo di cui abbiamo detto prima.
Ora che vi ho stordito con questi numeri ritorniamo alla poesia. Allora quanto vale un attimo per il poeta? Non certo quanto il tempo di Planck! Non siamo in grado di apprezzarlo. Nemmeno quanto la risposta del nostro udito per localizzare un rumore che è la più piccola risposta dei nostri sensi. Cioè un decimillesimo di secondo. Ma sì! Quanto dura quell’attimo per il poeta lo dice proprio lui. Nel verso successivo: non si ricordano i giorni, si ricordano / gli attimi. / Per sempre. Ecco la risposta del poeta!
Alcuni attimi della nostra vita ci attraggono del tutto in quel presente perché quella sensazione che stiamo vivendo ci parla in modo molteplice e suscita in noi tante emozioni che utilizzano in pieno il cervello tanto da farci dimenticare completamente tutto il contesto. Attimi come questo si ricordano per sempre, perché non è la risposta al presente dei nostri sensi, non è la risposta della ragione, non è la risposta della fisica, ma è la risposta del cuore. È la risposta del cuore a – dice il poeta – l’onda di folgorante luce addensata nella profondità dei tuoi occhi. E un attimo così è per sempre. Sono esperienze che interpretiamo come simbolo di qualcos’altro di molto più grande. Esse suscitano pensieri e sentimenti così forti e potenti da annullare tutti gli altri contenuti della coscienza. In tali momenti viviamo l’attimo, la minima durata di tempo umanamente concepibile, in modo così intenso da superare col nostro sentimento i limiti dello spazio e del tempo. Grazie Melchionna per averci ricordato un’altra dimensione del tempo: quella misurata dal nostro cuore, quella di suprema presenza, quella che dura per sempre.