Il 2024 si avvia a diventare l’anno più caldo di Michele Zarrella

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Il 2024 si avvia a diventare l’anno più caldo da quando si monitora la temperatura del pianeta, cioè dalla seconda metà dell’Ottocento. Lo dice il Copernicus Climate Chenge Service. L’ultimo decennio è stato il più caldo della storia e la probabilità che si sfori il tetto di 1,5 °C sopra i livelli preindustriali è quasi una certezza. Per l’Accordo di Parigi questo obiettivo era previsto entro il 2100. Inoltre fra il 1970 e il 2019, il 79% dei disastri in tutto il mondo ha comportato rischi meteorologici, idrici legati al clima. Queste catastrofi hanno registrato il 56% dei decessi e il 75% delle perdite economiche causate da catastrofi associate a rischi naturali segnalati durante tale periodo. Poiché il cambiamento climatico continua a minacciare vite umane, ecosistemi ed economie, le informazioni sui rischi e i sistemi di allarme rapido sono sempre più considerati fondamentali per ridurre tali impatti. Abbiamo trovato tante soluzioni per affrontare emergenze planetarie come il buco dell’ozono e con la pandemia abbiamo imparato che gli sprechi si possono evitare tutti i giorni non solo quando c’è l’emergenza. Abbiamo capito che se siamo uniti le cose si possono fare. Abbiamo visto che nelle nostre città si respirava aria pulita, nella laguna veneta si vedeva il fondale e nei fiumi si vedevano i pesci e i ciottoli. Sono stati sufficienti pochi mesi di chiusura per far diminuire i maggiori inquinanti a cominciare dalle pericolose polveri sottili. Ma la concentrazione di CO2 esistente nell’atmosfera ha continuato ad aumentare e ad alimentare il riscaldamento globale. Le molecole della CO2 hanno un ciclo di vita di alcuni decenni in atmosfera pertanto si ha l’effetto accumulo. Cioè oggi scontiamo tutto quello che abbiamo immesso negli ultimi decenni fino ad oggi. E lo sconteremo ancora per molto. Ci vorranno decenni di riduzione di emissioni inquinanti per riportare la temperatura del pianeta al livello preindustriale. I gas serra accumulati in atmosfera fanno sì che la radiazione infrarossa, cioè il calore irradiato dal pianeta anziché disperdersi nel gelido spazio viene assorbita dalle molecole dei gas serra. Più molecole di gas serra ci sono nell’atmosfera e più calore verrà intrappolato e quindi trattenuto. Per questo la temperatura globale sale.

Cercherò di spiegarvi come, usando una semplice analogia. Ovviamente come tutte le analogie non è perfetta ma spero che possa darvi il senso di come varia la temperatura globale e vi aiuti a capire.  Si può immaginare una grossissima pentola piena d’acqua sopra al fuoco. La temperatura dell’acqua da 30 °C sale a 31,5. Ad un certo punto decidiamo di riportare la temperatura a 28°C e spegniamo il fuoco. La temperatura dell’acqua per tornare a 28 °C impiegherà decine e decine di minuti. Dipenderà principalmente dalla quantità di acqua, dal contenitore, dalla temperatura esterna e da alcuni altri specifici coefficienti. Per il riscaldamento dell’atmosfera le cose sono molto più complicate perché tra le altre cose non possiamo certo spegnere le emissioni come facciamo con il gas né eliminare l’effetto serra naturale. Quello che possiamo fare è diminuire drasticamente la quota di molecole di gas serra che produciamo noi. Cioè possiamo ridurre l’effetto serra antropico fermo restando l’effetto serra naturale necessario per la nostra vita. Chiaramente qui i tempi saranno molto più lunghi dell’acqua della pentola. Dovremo smaltire l’effetto accumulo che abbiamo prodotto prima e quindi parliamo di decine e decine di anni.

Da qui emerge l’urgenza di mettere in atto già oggi tutte le azioni climatiche possibili che siano all’altezza della pericolosa situazione in cui si sta incamminando la specie umana. Sia chiaro, la situazione sta diventando pericolosa per le specie viventi e non per il pianeta, come invece certa stampa continua dire e scrivere: “Il pianeta brucia”, “La Terra è un bivio”, “Il clima impazzito” ecc. Questa frasi allontanano la soluzione del problema relegandolo a qualcosa che a noi non importa. La stampa dovrebbe dire che col cambiamento climatico spariranno moltissime specie viventi; dovrebbe dire che tali sparizioni per il pianeta saranno più o meno come le nostri deglutizioni; dovrebbe dire che il pianeta non brucerà né si troverà a un bivio, esso continuerà a girare su sé stesso e a orbitare intorno al Sole per altri 5 miliardi di anni circa quando scomparirà nell’oscurità dello spaziotempo da cui proviene distrutto in un turbolento caos di polveri, gas e fuoco. Pertanto le conseguenze del cambiamento climatico le pagheranno tutte le specie viventi e soprattutto le giovani e le future generazioni.

Noi diciamo di amare i nostri figli e i nostri nipoti, perché essi rappresentano il nostro futuro e la nostra speranza, ma ha ragione Greta Thunberg a dire: «Come osate? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote.» Penso che noi dobbiamo chiedere per-do-no per il mondo che stiamo lasciando loro. Dobbiamo dire: “Perdonateci perché non abbiamo saputo proteggervi!” Ma l’Homo sapiens è una specie prepotente che non sa chiedere perdono e temo che la storia del mondo prosegua con la solita logica ambigua dominata dalle armi, dalla forza, dal potere, dal profitto che i furbi chiamano civiltà, sviluppo, progresso, evoluzione, ma che sicuramente continua a censire povertà, ingiustizia, disuguaglianze, odio, guerre, distruzione e morte. Penso che l’inquinamento sia un crimine contro la nostra stessa specie.

Palpita l’indignazione, ma è confinata dalla speranza che è sempre l’ultima dea a morire. E allora spero che gli uomini risveglino il loro innato senso di umanità e diventino più umani. Non si è uomini per l’aspetto fisico, il colore della pelle, il luogo di nascita ma si è uomini solo se si è u-ma-ni, cioè altruisti, caritatevoli, coscienziosi, generosi, giusti, sobri nell’uso dell’energia, magnanimi nei confronti dei nostri fratelli e delle future generazioni, perché loro rappresentano la continuazione della Vita. Con la maiuscola. E invece i giovani e le future generazioni non li consideriamo o li consideriamo solo a chiacchiere perché non votano, non consumano e non decidono, e quindi non hanno voce in capitolo. La speranza è che tutti gli uomini non smarriscano “la dritta via” e acquisiscano “canoscenze” e motivazioni al fine di diventare autori consapevoli della propria esistenza e di quella futura. Le grandi decisioni per la transizione energetica certamente devono essere prese a livello politico, ma ognuno di noi ha contribuito al riscaldamento globale e ognuno di noi prenda coscienza della realtà del cambiamento climatico e passi dalla conoscenza alla consapevolezza e da essa alla saggezza e quindi all’azione. Ognuno di noi può aborrire gli sprechi, proteggere le piante che ci danno la vita, risparmiare energia, rendere la propria abitazione energeticamente più sostenibile, produrre l’energia in proprio con impianti fotovoltaici, riciclare, differenziare … Insomma la speranza è che ognuno di noi faccia qualcosa perché quel qualcosa fa la differenza. Basta chiacchiere. E’ l’ora della responsabilità e dell’azione consapevole di ognuno e della politica. Contano i fatti. Occorre agire. E per agire occorre impegno e immaginazione. “Non puoi cambiare il mondo se continui a fare le stesse cose.” citando Einstein a memoria. Chiunque di noi, con un po’ di buona volontà, può cambiare le cose e quindi cambiare il mondo. Facciamolo.