DOVE SIAMO? VERSO DOVE SI VA? Nicola Prebenna

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   Molti sono i fatti di cronaca centrati su violenza, scippi, assassini, aggressioni, che inquietano l’opinione pubblica e necessitano di riflessione accurata.
   Questi fenomeni richiedono analisi che troverebbero spazio adeguato in saggi che investano le ragioni afferenti alla sociologia, alla psicologia, all’educazione, al ruolo della scuola. Non avendo la presunzione di esaurire la discussione su tematiche complesse, preferiamo sinteticamente rispondere a queste due domande: dove siamo, verso dove si va?
   Preferiamo indirizzare le domande verso tre direzioni individuando le persone, le comunità, l’umanità? Alcune considerazioni preliminari sono necessarie e doverose. Il quadro fosco rappresentato dai fatti di cronaca è lo scoperchiamento del vaso di Pandora. I crimini efferati si sono sempre verificati e non sono una scoperta del nostro tempo. Certamente oggi fatti simili sono divenuti molto più frequenti e coinvolgono sempre più persone di tutte le età. Per tentare un’analisi particolareggiata del multiforme fenomeno di cui ci stiamo occupando, come accennato prima, ci vorrebbe un saggio. In una riflessione sintetica occorre, per parte mia, suggerire alcune idee-guida che possano aiutare a definire le coordinate fondamentali a cui ricondurre i diversi fatti di cronaca.
   COME PERSONE: sempre più frequente è il disagio esistenziale, soprattutto giovanile, che s’impossessa delle persone. E il disagio, lo smarrimento sono determinati dalla ricerca di senso che non ha dato esiti positivi. Predominano l’egoismo, il materialismo, il soddisfacimento dei bisogni avvertiti senza il doveroso discernimento, l’assenza della prospettiva dell’altro. Tanto per riferire solo alcuni degli ostacoli che impediscono un rapporto positivo con il sé, con gli altri, con il mondo.
   COME COMUNITA’: le comunità territoriali, nell’accezione più vasta, sono profondamente cambiate. Delle istituzioni un tempo fattori di crescita civile e religiosa, quella generalizzata e presente il tutto il tessuto nazionale è la scuola. I passi fatti per renderla inclusiva, palestra di vivere civile, di promozione della cultura sono tanti e continui, anche se pure questa istituzione non è immune da comportamenti, gesti, che la rendono rumorosa e simile a faide di quartiere.
   COME UMANITA’: anche il quadro internazionale, sempre inquieto e ricco di contraddizioni, contribuisce a consolidare l’immagine di un mondo contraddittorio, dove contano solo le ragioni supposte dell’”io”, come gruppo, come nazione, come blocco. E le guerre, le lotte intestine, la violazione sistematica dei diritti civili in molte realtà del mondo, la violazione ricorrente del diritto internazionale contribuiscono a delineare tinte fosche che insidiano il desiderio di speranza e la voglia di relazioni concordi.
   VERSO DOVE ANDARE? Occorre uno sforzo sincretico e coordinato che agisca su più direttrici, sulla persona singola, studente, giovane, donne e uomini maturi per aiutarli nella individuazione di un senso positivo che migliori l’immagine di sé e li disponga alla relazione costruttiva con gli altri, Le comunità territoriali favoriscano la solidarietà di quartiere, promuovano ciascuna nel proprio ambito la dimensione del “noi”, del rispetto dell’altro, della condivisione.
   La presente riflessione rifugge dalla presunzione di dettare nuove norme comportamentali, ce ne sono a saperle riconoscere tante. Certo, anche molti altri aspetti avrebbero potuto essere presi in conto. Volevamo solo suggerire a noi tutti lo sforzo, l’impegno a tradurre in azioni concrete, in fatti, i tanti valori, principi, in cui affermiamo di credere. Spesso rimangono lettera morta!