Lo spopolamento è un problema grave in Irpinia, nei nostri paesi sempre più vuoti. Nicola Di Iorio così scrive nella sua Taurasi.
Sovente mi capita di percorrere le strade del mio paese e quelle di altre comunità. Lo sguardo cade sovente su porte e finestre di case e di abitazioni sempre più frequentemente vuote e prive di vita che invece, un tempo hanno visto dipanarsi storie di persone e di famiglie in cerca di un varco nella vita. Quelle porte e quelle finestre, oggi, fanno sempre più fatica ad affacciarsi tra marmi e allumini che sembrano quasi deridere, ancora oggi, pietre e legni che invece rimandavano a storia, cultura, antichità e, in contemporanea, urlavano un bisogno assoluto di tutela e di valorizzazione. Percorro itinerari che si inerpicano, inevitabilmente, tra storie personali piene di speranza, di ambizioni, di ansie e di preoccupazioni. Storie che appartengono a famiglie e a persone di cui conosco e ricordo sia i sorrisi che le lacrime. Tra il sipario dei miei neuroni si fanno largo le voci di coloro che hanno impresso le proprie orme su quei luoghi, conferendo loro vita e futuro.
Il latrato di un cane, il miagolio di un gatto in cerca d’amore, il vento che violenta le porte e le mura, la pioggia che bagna e rammollisce i sogni, le luci che sembrano più fioche mi restituiscono luoghi apparentemente privi di sapori, di odori e di vita. Una serata invernale, in un vicolo o in una stradina, sembra un percorso obbligato verso una meta senza speranza. Le note che fuoriescono da uno strumento, emblema di una modernità assillante, mi richiamano ai passi del presente e mi ricordano che dietro quell’angolo deturpato e quel bellissimo arco spagnolo c’è un panorama che, anche nel buio, esiste e vive e mi invita a investire dolori e dispiaceri nella gioia della vita che non conosce buio e non conosce fine.
Non è tempo di un the end, lo lascio ai films di Hollywood o di Cinecitta’.
Le orme piene di speranza e di sogni, tracciate da precedenti generazioni, richiedono l’obbligo di continuarne il percorso ma intravedo, qua e là, fortunatamente i germi di una vita che continua, di un paese che non muore, di una speranza che si alimenta della tenacia e della volontà di persone che meritano di essere i legittimi eredi di coloro che un tempo sconfissero la paura ed il terrore alle forche Caudine, contando solo sulla propria intelligenza.