È successo di nuovo, un’altra donna uccisa per mano di un uomo.
Vanessa Ballan, anni 27. Un’altra vita interrotta.
Dalle istituzioni, ancora poche ed insufficienti risposte per il contenimento e la risoluzione di questa piaga sociale.
Il fenomeno del femminicidio, oramai parte della nostra quotidianità.
Non possiamo accettarlo serenamente, non possiamo redimerci.
Questi episodi che si susseguono così velocemente, danno contezza di come sia sbagliato eleggere il “femminicida del mese”, indirizzando rabbia sociale e sete di giustizia verso il singolo, mantenendo intatto il meccanismo sociale che genera continuamente gli assassini di donne di domani.
La riduzione di un problema sistemico, ad una delle sue manifestazioni, di una malattia complessa ad un suo sintomo.
In questa fase, più che critica del fenomeno del femminicidio, è sicuramente importante sensibilizzare, cercando di fare rete, tra istituzioni, cittadini, associazioni, operatori giudiziari e forze di polizia.
Organizzando momenti formativi, e di dialogo, conferenze e convegni.
Insistere per l’inserimento dell’educazione sessuale nelle scuole.
Bisognerebbe recuperare un concetto di educazione in senso generale e assoluto, in cui la famiglia e l’istituzione scolastica devono recitare un ruolo profondo, coraggioso e deciso per diffondere una cultura del rispetto di cui si sente sempre di più il bisogno.
Fondamentale intervenire nel momento genetico, rafforzando ed incrementando la presenza dei centri- antiviolenza, incrementarne l’organico.
Accompagnare la ricorrente, nell’iter legale che segue ad una denuncia.
Dall’inizio dell’azione legale sino alla sua conclusione, e anche dopo.
Rafforzare le misure cautelari, sarebbe auspicabile introdurre la possibilità di applicare le misure di prevenzione previste dal codice antimafia, quali la sorveglianza speciale, obbligo e divieto di soggiorno, anche ad altri reati contemplati dal codice rosso.
La forza di denunciare può esserci solo laddove si ha la certezza di essere protette ed accolte, non ignorate, colpevolizzate alcune volte.
Le sanzioni devono essere certe e adeguate alla gravità del fatto commesso.
Inoltre, quando è possibile, in presenza di quadri probatori chiari e univoci, i processi devono essere quanto più possibile rapidi. Quando ci sono gli elementi di prova evidenti le pene devono arrivare presto, perché vincendo la lentezza processuale il nostro sistema giuridico dimostra che il sistema è sensibile ai bisogni e alla protezione delle vittime.
Bisogna comprendere che nessuno ci appartiene in senso assoluto.
Vanessa , come Giulia vittima degli “aggettivi possessivi “non è più con noi e come un ossimoro è stata uccisa da chi pretendeva di amarla.