Piove sul bagnato

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Ventitré bacini idrografici interessati da una pioggia che in 48 ore ha versato 250, 300 mm di acqua, pari a circa sei mesi di pioggia, su terreni già imbevuti dalle piogge di due settimane prima. Alcuni mesi fa ci lamentavamo che i fiumi erano in secca. Siccità e alluvioni sono due facce della stessa medaglia: il riscaldamento globale. Tutta questa quantità di acqua si è riversata in pianura allagando 24 comuni dell’Emilia Romagna provocando un danno supplementare assolutamente incontenibile. I fiumi sono esondati dal loro alveo, la rete idrica non ha resistito all’ondata d’acqua, le strade e le auto sono state inghiottite; le case allagate. Purtroppo si contano 9 morti, alcuni dispersi, 13.000 sfollati e 300 frane. Il ciclone mediterraneo risalendo la penisola si è scontrato con gli Appennini scaricando l’acqua in terreni già saturi d’acqua che hanno subito un forte aumento di antropizzazione anno dopo anno a partire dalla seconda metà del secolo scorso. Antropizzazione che oltretutto ha ingabbiato i corsi d’acqua piegandoli alle esigenze dell’uomo. Esigenze che spesso cozzano con le emergenze dei cambiamenti climatici. Le attività umane non corrispondono più all’attuale situazione climatica e pertanto corre l’esigenza di ripensare il modello di economia e di società in conformità alle esigenze climatiche. Faremo in tempo ad adeguarci? I governanti di ogni livello, la protezione civile, le forze dell’ordine e perfino l’esercito sono intervenuti immediatamente salvando vite umane e quanto salvabile. La presidente del consiglio ha dichiarato: “Faremo tutto quello che c’è da fare”. Espressione umanamente condivisibile. Ma, dato che è simile alla dichiarazione che fece Enrico Letta nell’alluvione in Sardegna del 2013 e di tanti governanti di tutto il mondo dopo ogni tempesta, è possibile chiedersi perché “fare tutto quello che è possibile” a disastri avvenuti? Non è meglio prevenire che curare?

Nel 2015, otto anni fa, gli accordi di Parigi prevedevano entro il 2030 una riduzione delle immissioni di anidride carbonica del 45% rispetto al 1990 e poi l’azzeramento entro il 2050 per contenere l’aumento della temperatura media globale entro un grado e mezzo per fine secolo. Lo stiamo facendo? No. Anzi invece di diminuirle le stiamo aumentando. Se avessimo messo in atto gli accordi di Parigi molto probabilmente sarebbero diminuiti gli eventi climatici estremi e forse ce la saremmo risparmiata questa catastrofe. Forse ci sarebbe stata lo stesso ma con intensità minore? Chi lo può dire? Certo è che se continuiamo così come al solito, come se nulla fosse, secondo l’Organizzazione meteorologica dell’ONU dal 2023 al 2027 il pianeta ha una altissima probabilità di superare di un grado e mezzo le temperature medie rispetto ai livelli pre industriali. Il sesto rapporto dell’IPCC, il gruppo intergovernativo dell’ONU per i cambiamenti climatici, dice che è possibile contenere l’aumento della temperatura di un grado e mezzo entro fine secolo e dice che i governanti pur avendo le possibilità tecnologiche non lo stanno facendo. Insomma abbiamo la possibilità di farlo ma non la volontà. Papa Francesco nella LAUDATO SI’ per ridurre il riscaldamento globale e la cura della cosa comune auspica un cambiamento clamoroso della società. Cambiamento che potrà avvenire, a mio avviso, soprattutto dai giovani.

Michele Zarrella