Benevento – Domani sera, alle ore 20.00, presso la basilica cattedrale di Benevento ci sarà la messa in FA maggiore di Nicola Sala per Soli, Coro e Orchestra.
Nel XVIII° secolo la cosiddetta “Scuola napoletana” influenzò la musica sacra, diffondendosi in tutta Italia ed in quasi tutta Europa. Gli esponenti si formarono nei quattro conservatori cittadini, in origine orfanotrofi, nei quali era stato introdotto lo studio della musica. I fanciulli imparavano per primo il canto ecclesiastico e l’arte della musica da chiesa. Anche se l’origine dello stile era così omogeneo, la musica che ne risultò era varia. Per quanto riguarda la Messa, non esiste una “messa napoletana” e nemmeno uno stile napoletano di messa cantata, ma piuttosto un gusto generale che ha influenzato tutto il secolo. Lo stile più comune fu chiamato stilus mixtus cioè stile misto, dato da una miscela di tre elementi principali: cori in stile antico con raddoppio orchestrale delle voci; cori dove l’orchestra gioca un ruolo di primo piano nell’organizzazione formale e musica per voci soliste. Per mettere insieme il tutto, si sezionava il testo della Messa. I napoletani consideravano i singoli elementi piuttosto indipendenti l’uno dall’altro, poiché la sola parte importante era considerata la partitura di Kyrie e Gloria. Nicola Sala nacque a Tocco Caudio, in provincia di Benevento, il 7 aprile 1713. Insegnò contrappunto alla Pietà dei Turchini dal 1740 e solo cinque anni dopo ne divenne primo maestro. Anche se Sala insegnava regolarmente partimento e solfeggio, oggi è ricordato soprattutto come uno dei migliori insegnanti di contrappunto di Napoli e la sua Messa in Fa maggiore ne è uno splendido esempio perché è modellata come un saggio contrappuntistico di ampio respiro, con l’uso del canone e di altri dotti dispositivi quali dissonanze, cromatismi, regole di sospensione e risoluzione che ne formano la fitta trama musicale. Lo stile è concertato, segue, cioè, il gusto eminentemente barocco di miscelare e contrapporre componenti sonore diverse per peso, registro, timbrica. Non mancano arditezze armoniche e tecnico-vocali, cose che la rendono anche molto complessa dal punto di vista esecutivo. Notevoli le tre arie per il Soprano e quella per il Contralto, il terzetto con il Basso e l’Amen finale. Come era in uso all’epoca, le sole parti musicate dell’ordinarium sono il Kyrie e il Gloria, motivo per cui viene definita “Messa breve”. Il Gloria è diviso in diverse sezioni musicali, trattate ora come arie per voce solista e orchestra, ora come pezzi concertati d’assieme cioè solista,coro ed orchestra, ora come puro intervento corale in stile fugato, come nel Kyrie e nell’Amen.
La trascrizione della partitura autografa è stata effettuata da Umberto Camerlengo ed Emilio Mottola, con un lavoro meticoloso e difficoltoso, dovuto alle condizioni spesso non buone del manoscritto. La maggior parte dei lavori di questo ottimo compositore sono ancora conservati nella biblioteca del Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli ed in qualche altra biblioteca italiana. L’esecuzione, in prima assoluta, è affidata all’Orchestra Mal’Kuth, ai cori Città di Benevento e Polifonico Farnetum, ai solisti Ninfa De Masi, Gulda Pennucci Molinaro, Alessandro Caro e Robero Gaudino, diretti da Daniela Polito. L’ingresso è libero.