Nel corso della storia, l’uomo ha colonizzato quasi ogni angolo della Terra, anche quelli più remoti ed inospitali. Col passare del tempo, esso ha anche inventato strumenti in grado di localizzare un oggetto in qualsiasi posto si trovi. Il progetto “One AirTag VS The World” si propone di unire due discipline: la geografia e la tecnologia. Gerardo Abruzzese, giovane abitante di Grottaminarda appassionato delle due materie sopra menzionate, in questa intervista, parla dell’originale iniziativa.
D.: Cos’è un AirTag?
R.: Un AirTag è un dispositivo della Apple che funziona tramite Bluetooth, grazie all’applicazione “Dov’è” preinstallata sui dispositivi Apple, che invia un segnale Bluetooth in grado di localizzarlo sulla mappa, in qualsiasi posto si trovi. Inoltre, la funzione “posizione precisa” permette di guidare il proprietario verso il punto esatto in cui si trova. Se l’AirTag viene spostato mentre esso non è presente, verrà poi avvisato con delle notifiche sull’iPhone e l’AirTag inizierà a suonare. Ogni volta che una persona con un dispositivo Apple avrà il Bluetooth attivato, passerà nelle vicinanze nell’AirTag ed io saprò esattamente dove si trova il mio dispositivo. Molte persone lo attaccano alle chiavi di casa o in auto, è un dispositivo molto utile.
D.: In cosa consiste questo progetto?
R.: L’idea è nata per caso. Essendo un grande appassionato di geografia da sempre, soprattutto di posti remoti o poco conosciuti, mi sono imbattuto nella visione di video di alcune persone che inviavano vari AirTag in giro per il mondo, persino in Groenlandia, in Corea del Nord o addirittura in una stazione di ricerca in Antartide. A differenza loro che ne inviavano più di uno alla volta, io voglio inviare sempre lo stesso dispositivo nei luoghi abitati più remoti al mondo, un posto alla volta. Insieme all’AirTag, invio anche due cartoline del mio paese, una con una dedica da parte mia e che rimarrà agli abitanti del posto e un’altra che verrà firmata man mano dagli abitanti dei vari posti in cui lo invierò, quest’ultima ritornerà a casa insieme all’AirTag.
D.: Quanto durerà il progetto “One AirTag VS The World”?
R.: Questo progetto non ha un termine prefissato, sicuramente è a lungo termine, soprattutto perché la mia idea è di inviarlo nei posti abitati più remoti del pianeta. Ovviamente bisogna precisare una cosa: c’è sempre il rischio che venga smarrito o perso, si basa tutto sulla logistica, che sia aereo, nave o furgone il rischio c’è sempre.
D.: Quali posti hai visitato e quali saranno i prossimi?
R.: Il primo posto è stato Tristan da Cunha (territorio d’oltremare britannico), un’isola situata nell’Oceano Atlantico meridionale, situata a metà strada fra l’Africa e il Sud America, raggiungibile solo via nave da Città del Capo (Sudafrica), abitata attualmente da sole 268 persone. Oggi è ritornato all’ufficio postale di Grottaminarda, fra andata e ritorno ci ha impiegato circa 6 mesi (l’ho spedito agli inizi di ottobre 2022). La prossima meta sarà l’isola di Pitcairn (anch’essa territorio d’oltremare britannico), situata nell’oceano Pacifico meridionale, raggiungibile solo via nave dalla Nuova Zelanda e abitata da meno di 50 persone, conosciuta principalmente per essere stata fondata dagli ammutinati del Bounty e tutt’ora abitata dai discendenti dei marinai britannici e delle loro consorti provenienti dalla Polinesia Francese. Dopo Pitcairn (se andrà tutto bene), la prossima meta è ancora da decidere, ci sono tantissimi posti poco conosciuti in cui vorrei inviarlo, ma per scoprirlo, è possibile seguire la mia pagina Instagram, chiamata “oneairtag_vs_theword”, sul mio profilo troverete le varie foto e nelle storie in evidenza tutte le tappe che ha fatto il dispositivo.
D.: C’è qualche altra osservazione che intendi comunicare su questa iniziativa?
R.: Il mio è un progetto senza scopo di lucro, lo faccio semplicemente per passione. Mi auguro che possa incuriosire ed interessare i lettori.
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