Un anno di guerra, di distruzione, di morti si chiude. La domanda che tutti, capi di governo, istituti e organismi internazionali si pongono è: quale futuro è possibile prevedere? Il bilancio, dopo un anno di aggressione, è drammatico. Putin ha fallito nella conquista dei suoi obiettivi, ritenuti a portata di mano, e sorretti da una propaganda a senso unico e prova di una vocazione imperialista mai dismessa. Nonostante gli insuccessi registrati, le decine di migliaia di morti e feriti, Putin non intende minimamente recedere dall’ostinata volontà di portare a compimento l’operazione speciale, come ama ripetere.
L’Ucraina, dal canto suo, non intende affatto rinunciare alla lotta ed alla difesa della libertà, sorretta dall’eroismo dei propri soldati e dal sostegno dell’Unione Europea e della Nato. Occorre inventarsi, da parte di quelli che contano, qualcosa che inverta la tendenza attuale e che possa cominciare a delineare un quadro diverso dall’attuale.
I fatti certi al momento sono due. Il primo è la risoluzione dell’Assemblea dell’ONU che ha, a grandissima maggioranza, votato il ritiro immediato dell’esercito della Russia dai territori occupati. Il secondo è la pubblicizzazione del piano di pace proposto dalla Cina. Pur nelle ambiguità della posizione cinese, dichiaratamente filorussa ma che ambisce anche a non porsi in netta antitesi con gli Stati Uniti d’America, il piano presentato può essere una base di discussione. Al di là dei proclami, delle minacce sul ricorso all’arma atomica, prospettive di tregua, se non di pace, debbono passare per dei negoziati seri e ragionevoli.
Azzardiamo nostre semplici ipotesi, sforzandoci di non inseguire voli pindarici, ma legando le nostre proposte a ragionamenti possibili. L’avevamo annunciato nel nostro primo intervento sull’aggressione, è ormai un anno, Putin non sente ragione e, incurante delle molte perdite in uomini e in mezzi, persiste ad oltranza nel prosieguo della guerra.
L’Ucraina non è disposta a rinunciare alla propria integrità territoriale. E’ un tiro alla fune che non consente a nessuno dei due contendenti di issare il vessillo della vittoria. Di questo passo, la guerra potrebbe essere lunga, a fasi alterne, sempre più distruttiva, con il traguardo di una qualsiasi pace sempre più lontano. A questo punto, se l’obiettivo cinese è adoperarsi realmente per risolvere la guerra, potrebbe la Cina giocare un ruolo decisivo, di concerto con tutti gli attori coinvolti per realizzare questi traguardi.
Per prima cosa, i russi dovrebbero ritirarsi dai territori ucraini occupati. La questione “Crimea” dovrebbe essere oggetto di una trattativa specifica, con accordi da definire. Un trattato di pace non potrebbe non tenere conto dei danni bellici di cui ci si è resi responsabili, oltre ai processi per i crimini di guerra accertati. Questi traguardi, forse semplici e utopistici, non potranno prescindere da una intesa tra i maggiori protagonisti della scena mondiale, USA, Nato, Cina e Russia.
Questi, a vario titolo, dovrebbero prefigurare una visione geopolitica di rispetto e di rinnovata fiducia, sulla base dei principi della carta dell’ONU. Per avanzare sulla strada della pace, occorre volerla, occorre che ci si prefigga obiettivi giusti e possibili, che ci si renda conto che senza la pace, saranno solo morti, distruzione e odio che si protrarrà per molto tempo nel futuro.
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