L’Altro Natale
Allietano l’aria le zampogne che in congiunta
armonia di tromba e chitarra preparano la festa
per l’atteso bambino che, venuto al mondo,
pace e serenità dispensa ai lieti pastori,
e conforto reca ai potenti della terra
venuti da lontano a rendergli onore;
quest’anno triste è il bambino e mentre i potenti,
sviando l’invidia e l’accecata vendetta di Erode,
sempre in agguato, per altra via tornano
nelle loro terre, lamenti nel cuore della notte
squarciano il buio e sangue innocente
inonda la terra. E gli occhi del bimbo
che ricoprono di tenero abbraccio ricchi
e poveri, umili e potenti, si ammantano
di tristezza e la culla in cui è adagiato
si muta in croce che gronda sangue
e subisce odio. E alle gioiose variazioni
delle zampogne si alternano prima e poi
dilagano, canzoni tristi di morte e s’odono,
sordi e insistiti, rombi di cannoni
e i crolli improvvisi di palazzi sventrati.
Non si scorgono lacrime sul volto del bimbo,
ma l’animo piange e scorge vicina la croce
che tristezza e lutti dispensa.
Il Bimbo sogna che al terzo giorno nuova alba
rassereni il cielo e tornino i piccoli e i grandi
ad unirsi al coro degli angeli e rendere
prova di buona volontà.