Concorso di Poesia “Girolamo Angeriano – Città di Ariano Irpino”,nella sezione Poesia singola primo posto per Nicola Guarino con “Quanto bene m’hai voluto”

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Sabato, 1 ottobre, presso il Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino III Edizione del Premio Nazionale di Poesia “Girolamo Angeriano – Città di Ariano Irpino”, l’ Accademia G. Angeriano con il prof. Nicola Prebenna, scrittore e poeta, hanno organizzato l’evento.

C’è stata la premiazione dei finalisti per le tre sezioni: poesia singola, silloge poetica, poesia dialettale. Una sezione particolare è stata riservata agli studenti. La cerimonia di premiazione per loro è organizzata per il giorno 4 ottobre, presso la Scuola Media “A. Covotta”.

I poeti finalisti per le diverse sezioni, per la poesia singola: Pietro Catalano, Nicola Guarino, Attilio Rossi, Gaetana Aufiero, Alida Luciani; per la sezione Silloge edita: Rita Stanzione, Luisa Di Francesco, Paolo Borsoni, Marika Luparella, Giuseppe Romano, per la sezione Poesia in dialetto i finalisti sono: Attilio Rossi, Vincenzo Cerasuolo, Anna Bonnanzio, Mario Roviello, Paolo Lacava.

Presente il Sindaco Enrico Franza.

Nella sezione Poesia singola primo posto per Nicola Guarino con “Quanto bene m’hai voluto”. Di seguito il testo completo:

Quanto bene m’hai voluto

 S’è riempito il sottano nuovo

di fresca legna per la prossima stagione

del freddo e della neve anticipata,

s’è ricolma di Pietro la botte che accettò

dell’uva le vigne montepulcianesi,

fatica che s’aggrappa alle pareti

museo di scope che attendono da mesi

manici da assemblare, astucci lucidi,

taglieri e arnesi del mestiere antico

qui e là conservati, papà, tutti pezzi unici

ma erano da regalare.

Tante volte mi sono espresso saldo

nel dirtelo e nel ripeterlo rispettoso,

solo perché io non le avrei usate

che a me poco o niente sarebbero servite

tante cose nella domestica utilità.

Confronto nullo la tua genialità

ha per le cose e per l’amore che m’hai donato,

ma si sa che hai voluto sempre far di testa,

preservandomi dalle fatiche che non fossero mentali,

facendomi sentire il tuo piglio greco

scudo e spada contro ogni improvviso attacco

di ostici animali e invisibili nemici.

Hai generato in me la certezza

in quattro mura d’essere in una fortezza

come una crisalide nuda nel suo bozzolo,

pur solitaria, ma al massimo sicura.

Bellezza di un mondo che va scomparendo

come le suore ed i preti con le loro messe,

con te compagno pronto dal mattino

a darmi il paterno conto di promesse mille.

Mai da solo prima d’oggi m’hai lasciato

a far scintille e a programmare il tuo futuro

che più non c’è, anzi è dato

perché orfano sono pieno e pur mi chiedo

rimembrando l’abbraccio oramai perduto:

ma quanto bene, papà, m’hai tu voluto?