Mentre le vacanze sono in pieno svolgimento, il dibattito pubblico e non si appunta in Italia su due fatti molto importanti.
Il primo è costituito dalle prossime elezioni politiche, il secondo dalle prospettive che le grandi potenze immaginano.
Riguardo al primo argomento, le elezioni si profilano all’insegna della confusione delle lingue. Se il bipolarismo indicasse con chiarezza i programmi delle due coalizioni, destra e sinistra, potrebbe essere un bene per il paese e una guida per i cittadini. In realtà, non abbiamo due programmi, ma qualche idea che scaturisce da folti cespugli, a destra e a manca. Ci prova a fare chiarezza il cosiddetto terzo polo, che pare indichi con maggiore precisione cosa si ha in mente di fare. Ma il tutto dovrà essere, per ogni schieramento, suffragato dal consenso dei cittadini.
E qui, per quanto si sbandierino quotidianamente sondaggi a ripetizione, i giochi a nostro parere non sono fatti. Molti, forse tutti, scommettono sul successo del centrodestra, con in prima fila FdI con Meloni in testa, tallonato dal PD di Letta, e poi quel che rimane del M5S e quello che sortirà a proposito del duo Calenda-Renzi. La confusione che si sta determinando potrebbe essere un’iniezione di adrenalina in quei cittadini che potrebbero ritrovare il piacere della partecipazione alla competizione elettorale, chissà, forse, creando qualche sorpresa.
Un 10% di benpensanti che, spinti dal degrado e dalle difficoltà del presente, ritrovassero il gusto per reinserirsi nel circuito decisionale, potrebbe riservare delle sorprese positive. Ma, concordando con il Manzoni, ai posteri l’ardua sentenza.
Qualche breve riflessione ora sugli scenari mondiali e sulle scelte che le grandi potenze hanno concepito o stanno silenziosamente realizzando. Le grandi potenze o quelle che aspirano ad essere tali, guardano avanti sognando il passato. Lo zar Putin sogna un futuro da Grande Russia, immaginando un regno identico a quello dello zar Nicola il Grande; Xi JinPing sogna la grande Cina e suo obiettivo dichiarato è la ricongiunzione di Taiwan alla madrepatria. Anche, per certi versi, la politica del presidente turco Erdogan in qualche modo pretende, sia pure in punta di piedi, senza troppi clamori, rieditare l’impero ottomano.
Il principio dell’autodeterminazione dei popoli, il principio dello stato moderno inclusivo di più tradizioni, l’accettazione dello status quo sono per molti capi di stato cartastraccia. E ciò sicuramente sarà materia di discussioni, nella migliore delle ipotesi, o di pretese basate sull’uso della forza – la recente aggressione dell’Ucraina da parte della Russia ne è una esemplificazione fin troppo elementare – per i decenni futuri.
Non abbiamo la pretesa di avere inquadrato le due questioni del momento, ma abbiamo voluto esprimere pensieri in libertà sulla scadenza elettorale e sullo scenario che caratterizzerà parte del mondo in un futuro non molto remoto.
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