Riflessione sulla tragedia della Marmolada di Michele Zarrella

Dolore per la tragedia della Marmolada: nove morti e ottantotto feriti. Poche speranze di ritrovare vivi i dispersi e difficoltà per individuarli data la presenza di crepacci profondi 30, 40 metri ove la massa di ghiaccio, roccia, sassi e acqua alla velocità di 300 km/h potrebbe averli trascinati. L’Italia intera piange tutte le vittime. L’enorme blocco di ghiaccio dalle dimensioni rilevanti si è staccato a causa del caldo record di queste settimane. Sono decenni che gli scienziati del clima ci avvertono e soprattutto i campanelli di allarme sono tanti: registriamo ondate di calore, siccità, alluvioni, tempeste, crolli di roccia, valanghe di neve, crolli di ghiaccio fuori stagione di dimensioni sempre maggiori e in zone che venivano considerate “sicure”. Qualcuno rimane stupefatto – e può anche averne diritto per l’enormità della tragedia – ma non per il genere di tragedia (non è un terremoto o un’eruzione o uno tsunami) e non per coloro che hanno nelle mani la sicurezza di noi tutti. Basta. Non sono più casi eccezionali se tragedie dovute al cambiamento climatico capitano da oltre quindici anni in tutto il mondo e ogni anno in maniera più violenta, più frequente e con energie maggiori. Ricordiamo che il clima è sempre cambiato e sempre cambierà, ma in questi ultimi due secoli l’uomo ha inciso sul clima modificando la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera bruciando i combustibili fossili e apportando una modifica accelerata, troppo accelerata, al cambiamento climatico.

Perché la tragedia della Marmolada non resti fine a se stessa deve indurci a una riflessione e – di conseguenza –a un cambio dei nostri comportamenti. Intanto stiamo vivendo una situazione meteorologica estrema con la persistenza dell’anticiclone africano alle nostre latitudini figlia di un cambiamento climatico accertato e accelerato. Una prima riflessione obbliga a tenere conto delle condizioni climatiche di certe zone se vogliamo continuare a frequentare le loro bellezze. Perché è ora di dimenticare quel mondo bianco, immobile e immacolato silenzioso d’inverno e verdeggiante d’estate ma dobbiamo prepararci a frane enormi, esondazioni di torrenti, crolli di rocce e ghiaccio, valanghe e slavine di portata sempre maggiori. Ma certo, se il ghiaccio si scioglie la montagna non tiene più: la roccia viene giù perché è proprio il ghiaccio con la sua compattezza e peso a bloccare la montagna e tenerla ben salda. Se l’Homo sapiens aveva bisogno di un campanello d’allarme forte e chiaro eccolo servito. L’Homo sapiens trascura i report degli scienziati pensando che le conseguenze non sarebbero mai state tanto gravi e, nel suo intimo, che toccassero sempre agli altri. Invece no. Eccole qua. Ma ci vogliamo rendere conto che siamo tutti su uno stesso pianeta, viviamo tutti nella stessa biosfera e che questi campanelli d’allarme ci devono indurre a cambiare rotta subito. Immediatamente. Anche così facendo se potessimo fare a meno dei combustibili fossili fin da domani mattina la situazione, è stato calcolato, continuerebbe per altri 45 anni. Ma poiché non si potrà cambiare dalla sera alla mattina – i governi continuano sovvenzionare le trivellazioni con nove mila miliardi di dollari –, il cambiamento si potrà avere con tutta la buona volontà fra qualche decennio, pertanto la situazione continuerà per ben oltre i 60 anni. Possiamo concludere che questa estate sarà l’estate più fresca dei prossimi trent’anni. Poveri nipotini che mondo lasciamo loro! Forse è il momento di porre in atto ogni comportamento – anche il più piccolo – badando alla sobrietà, allo stretto necessario aborrendo ogni forma di spreco.

Ing. Michele Zarrella