È APPARSA IERI A ROMA DI NUOVO, A SAN PIETRO, LA REGINA DELLA PACE A VISCKA LA VEGGENTE DI MEDJUGORJE CHE HA LE APPARIZIONI QUOTIDIANE.
ERA PRESENTE IN VATICANO
È apparsa di nuovo, in mezzo alle rovine del male. È apparsa a Roma, sulla tomba di Pietro degli inizi, dinanzi al Pietro di oggi. È apparsa nello sguardo del Papa fisso su di Lei. Ha ascoltato e accolto la supplica e la consacrazione della Russia e dell’Ucraina, e si è fatta parola nelle parole di Francesco. È apparsa di nuovo la Vergine Maria, come un angelo, rinnovando nel cuore di questo mondo l’annuncio che Ella stessa ascoltó duemila anni fa. Roma come Nazareth, San Pietro come la piccola casa di Maria. È apparsa per dirci l’unica Verità capace di disintegrare la guerra, vestito tragico del peccato: Dio ci ama, infinitamente. Perché ogni guerra, anche questa, nasce dalla menzogna primordiale del demonio che ha convinto l’uomo che Dio non lo ama. E che quindi non ha valore per se stesso, per ciò che è, comunque sia. Per questo dobbiamo combattere per invadere il cuore e la mente degli altri, conquistarli perché affermino al mondo che esistiamo, che siamo vivi; e perché ci rispettino, ci apprezzino, abbiano timore di noi. E confondiamo la stima e il successo con l’amore che abbiamo perduto, l’unico autentico, quello di Dio. Che cos’è l’Ucraina per Putin se non il suo bisogno di essere, di valere, di sentirsi vivo e importante? Esattamente come è la moglie per il marito, il marito per la moglie, i genitori per i figli, i parrocchiani per il prete e così via. Maria è apparsa di nuovo per ricordarci che tutti abbiamo un’Ucraina da invadere e sottomettere; come tutti abbiamo una Russia dalla quale difenderci e contro cui resistere. È apparsa Maria per dirci che tutti abbiamo la guerra dentro, perché abbiamo smarrito la memoria dell’amore che ci ha creato e che ci costituisce. Senza l’amore di Dio siamo morti, e per questo obbligati a fare guerra per conquistare la vita. Maria è apparsa di nuovo per dirci, con le parole del “dolce Cristo in terra” che la pace impossibile agli uomini (ed è ciò che stiamo tristemente vedendo) è possibile a Dio. Perché Cristo ha vinto il peccato e la morte smentendo la menzogna del demonio con il suo amore crocifisso, l’amore gratuito al peccatore che siamo ciascuno di noi. L’annuncio dell’amore di Dio è l’unico antidoto alla guerra. Un cuore che lo accoglie è immediatamente pacificato, perché getta in Cristo ogni peccato, dolore, paura e violenza, per ricevere la pace frutto del suo perdono. Solo sul perdono infatti si infrangono le guerre, tutte. La Vergine Maria è apparsa per dirci con l’omelia del Papa che il miracolo della Pace è possibile solo se inizia dal cuore di ciascuno di noi. La consacrazione al Cuore Immacolato di Maria fatta ieri sera infatti è stata la nostra consacrazione alla sua misericordia. Nel suo intimo è stato intessuta con l’amore l’umanità di Cristo. Nel suo seno siamo intessuti noi come figli nel Figlio, figli della misericordia e per questo figli della Pace. Maria è apparsa per dirci di chiudere televisione e giornali, e inginocchiarci, pregare, digiunare e fare elemosina, le porte aperte del nostro cuore al perdono, alla Pasqua che ci fa passare dal peccato all’amore. Maria è apparsa per farci abbandonare a Lei; per aprire, con Lei, il cuore a Cristo. Perché questa guerra finirà quando sarà finita in noi. Quando avremo issato bandiera bianca dinanzi alle braccia crocifisse di Cristo che ci cercano per abbracciarci. Quando ci saremo lasciati riconciliare con Dio in Lui. Per questo il Papa ha parlato della confessione, il sacramento della riconciliazione. Sì, la guerra finirà quando ci saremo accostati al trono della misericordia e, confessando i nostri peccati, avremo accolto “il perdono e la pace” di Cristo. Quando cioè, come dalle acque del battesimo, rinasceremo creature nuove, figli di Dio a sua immagine e somiglianza nell’amore. Questa guerra finirà quando nel mondo apparirà nei cristiani la gioia del perdono.
ALCUNI PASSAGGI DELL’OMELIA DEL PAPA
Non bastano le rassicurazioni umane: occorre la presenza di Dio, la certezza del perdono divino, il solo che cancella il male, disinnesca il rancore, restituisce la pace al cuore. Ritorniamo a Dio, al suo perdono…
L’atto di Consacrazione non è una formula magica, ma di un atto spirituale. È il gesto del pieno affidamento dei figli che, nella tribolazione di questa guerra crudele e insensata che minaccia il mondo, ricorrono alla Madre”. Come i bambini che “quando sono spaventati: vanno dalla mamma a piangere, a cercare protezione”, così gettiamo nel suo Cuore “paura e dolore, consegnando sé stessi a lei”.
Dio ha progetti di pace e non di sventura. Allora ci consacriamo a Maria per entrare in questo piano, per metterci a piena disposizione dei progetti di Dio.
Troppo spesso pensiamo che la Confessione consista nel nostro andare a Dio a capo chino. Ma non siamo anzitutto noi che torniamo al Signore; è Lui che viene a visitarci, a colmarci della sua grazia, a rallegrarci con la sua gioia. La Riconciliazione è il Sacramento della gioia. Dove il male che ci fa vergognare diventa l’occasione per sperimentare il caldo abbraccio del Padre, la dolce forza di Gesù che ci guarisce, la ‘tenerezza materna’ dello Spirito Santo.
Al centro non ci sono i nostri peccati, ma il suo perdono. Non dipende da noi, dal nostro pentimento, dai nostri sforzi, dai nostri impegni: Al centro c’è Dio che ci libera e ci rimette in piedi.
Non temere, Ogni volta che la vita si apre a Dio, la paura non può più tenerci in ostaggio. Sorella, fratello, se i tuoi peccati ti spaventano, se il tuo passato ti inquieta, se le tue ferite non si rimarginano, se le continue cadute ti demoralizzano e ti sembra di aver smarrito la speranza, non temere. Dio conosce le tue debolezze ed è più grande dei tuoi sbagli. Dio è molto più grande dei nostri peccati. Una cosa ti chiede: le tue fragilità, le tue miserie, non tenerle dentro di te; portale a Lui, deponile in Lui, e da motivi di desolazione diventeranno opportunità di risurrezione.
Papa Francesco cita “una bella frase” letta sopra un confessionale in Vaticano: “Allontanarsi da te è cadere. Tornare a te è risorgere. Restare in te è esistere”. Poi rassicura: Dio “interviene nella storia” e lo fa donando uno “Spirito d’amore” che “dissolve l’odio, spegne il rancore, estingue l’avidità, ci ridesta dall’indifferenza”. Abbiamo bisogno di questo amore “perché il nostro amore è precario e insufficiente”, ma soprattutto abbiamo bisogno di chiedere “la forza per amare”.
Senza amore, infatti, che cosa offriremo al mondo? Qualcuno ha detto che un cristiano senza amore è come un ago che non cuce: punge, ferisce, ma se non cuce, se non tesse, se non unisce, non serve. Per questo c’è bisogno di attingere dal perdono di Dio la forza dell’amore… Se vogliamo che il mondo cambi, deve cambiare anzitutto il nostro cuore”.