Benevento – Nell’ambito dell’ottava edizione del Festival Filosofico del Sannio, organizzato da Sophia, associazione culturale filosofica, l’appuntamento di oggi é stato con Nicola Gratteri. Il noto magistrato ha presentato “Non chiamateli eroi: Falcone, Borsellino e altre storie di lotta alle mafie”, l’ultima “fatica” letteraria, scritta con Antonio Nicaso, uno dei massimi esperti mondiali della ‘Ndrangheta, nonché docente universitario in Canada. All’incontro, coordinato dalla professoressa Carmela D’Oronzo, presidente dell’associazione, sono intervenuti, dopo i saluti del sindaco Mastella e del rettore dell’università degli studi del Sannio Gerardo Canfora, il Presidente del Tribunale di Benevento Marilisa Rinaldi, il Procuratore della Repubblica di Benevento Aldo Policastro ed, ovviamente, Nicola Gratteri. “Il senso dei nostri libri – ha spiegato il magistrato – é di parlare soprattutto ai ragazzi”. Quegli stessi ragazzi che oggi erano presenti in gran numero presso l’Auditorium di San Vittorino. Gratteri ha affrontato diversi temi, ad iniziare dalla difficoltà di dover selezionare le persone di cui parlare nel libro, tra le centinaia che hanno donato la loro vita, per poi parlare delle modifiche che si stanno apportando all’ordinamento Penitenziario. “Con carceri che non saranno più della Polizia Penitenziaria – ha spiegato – il tutto nel silenzio più assordante… nessuno parla, é il momento della resa dei conti…la storia spiegherà tante cose, noi la stiamo scrivendo, i posteri la leggeranno e si daranno delle risposte, chi è in buona fede e chi in mala…il criminale è notoriamente un vigliacco…”. Gratteri ha voluto smentire anche l’errata convinzione dell’esistenza di un presunto codice d’onore che prevede che la mafia non tocca donne e bambini. La cronaca, ci ha dimostrato, nel corso degli anni, che sia le donne che i bambini possono essere vittime. Capita pure che le donne hanno un ruolo molto importante. “Nelle faide – ha spiegato il magistrato – sono coloro che caricano gli uomini come sveglie per uccidere, per vendicare il sangue”. Donne che sempre più spesso sono utilizzate nel traffico di droghe e nelle estorsioni, ma ci sono anche le cosiddette “vedove bianche” che, spesso, hanno i mariti in carcere da anni e che per amore dei propri figli, per timore che possano fare la stessa fine, decidono di cambiare vita. Donne che denunciano per amore quando le famiglie non ritengono gli uomini che hanno scelto allo stesso lignaggio. Ed è qui, in queste storie che i magistrati devono fare di più ed ai colleghi presenti in sala ha rivolto l’appello di essere liberi, di dire sempre quello che pensano perché: “Facciamo il lavoro più bello del mondo”. Gratteri ha poi parlato dei suoi genitori, persone umili ed oneste, ed ha rivolto un appello alle mamme di oggi, invitandole a pensare un po’ meno a sé stesse ed un po’ di più ai figli, a non lasciarli da soli ore ed ore magari davanti ad un tablet ed a rispettare il ruolo delle insegnanti. L’incontro si è concluso con una frase di Rocco Gatto, mugnaio ucciso nel 1977 di cui si parla nel libro: “La loro forza sta nella nostra debolezza, nella nostra paura, ma se tutti ci muoviamo, se li smascheriamo, li possiamo vincere. Loro sono pochi, noi siamo molti”.