Oggi 10 Febbraio è la Giornata del Ricordo dei massacri delle foibe, in memoria dei quasi ventimila italiani torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della Seconda guerra mondiale.
La memoria delle vittime delle foibe e degli italiani costretti all’esodo dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia è un tema che ancora divide. Eppure quelle persone meritano, esigono di essere ricordate.
Tra il maggio e il giugno del 1945 migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra. Altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati.
Le uccisioni di italiani nel periodo tra il 1943 e il 1947 furono cira 15mila; gli esuli italiani costretti a lasciare le loro case almeno 250mila.
È giusto, è doveroso ricordare foibe ed esodo, le tante vittime, ma non si può esulare una vicenda dal contesto storico, le colpe del fascismo che portarono alla sconfitta ed alla perdita di quelle regioni. Non si dovrebbero ignorare le vittime delle popolazioni slave oppresse, martoriate e decimate dapprima nel ventennio fascista in Istria ed a Zara.
Il Fascimo fu complice di quella tragedia non vittima.
Tuttavia, la politica riesce a creare divisioni e strumentalizzazioni anche in una giornata di ricordo, di memoria.
Destra e Sinistra piantano la bandierina sulle vicende storiche.
Scegliere una specifica atrocità per dichiarare che quella, e non altre, va ricordata e insegnata ai giovani è una scelta politica.
Il vuoto e l’inconsistenza della nostra politica che non perde occasione per palesarsi.
Per mostrarsi al mondo com’è.
D’altronde come cantava il maestro Rino Gaetano il nostro è un : “ Paese diviso Nero nel viso più rosso d’amore…”