Lo Zia Lidia Social Club presenta la Rassegna Cinematografica 2022
Al Circolo della Stampa di Avellino si è tenuta ieri la presentazione della Rassegna Cinematografica dell’Associazione Zia Lidia Social Club che, dopo la fase pandemica caratterizzata da consigli cinematografici e una ripresa nei momenti in cui è stato possibile, ritorna più carica di prima.
Al tavolo dei relatori la Presidente Michela Mancusi e Bianca Paladino ad illustrare questa prima tranche di proiezioni e le iniziative collaterali.
A corredo della presentazione lo Zia Lidia Social Club ha redatto un Manifesto per sintetizzare il senso dell’amare il cinema in questo tempo presente, ne riportiamo di seguito il testo. A seguire troverete il calendario delle pellicole di gennaio e febbraio con le relative sinossi. Ci si può associare allo Zia Lidia acquistando la tessera annuale (20 euro la classica, 10 euro la under 30 e – 5 euro se si porta un amico) presso Bio2000 in via Circumvallazione ad Avellino o al Partenio in occasione della prima proiezione.
Come sempre i film si alterneranno tra Multisala Partenio ad Avellino e Movieplex di Mercogliano. La novità di quest’anno è rappresentata da due rassegne “Immaginapagine” al Carcere di Bellizzi Irpino e “I dimenticati” al Polo Giovanile
Il Calendario della Rassegna Cinematografica per i mesi di gennaio e febbraio
- GENNAIO:
Giovedì 20: Quo vadis, Aida? – Jasmila Zbanic (Multisala Partenio, Avellino)
Lunedí 24: L’evenement – Audrey Diwan (Movieplex, Mercogliano)
Giovedì 27: Ennio – Giuseppe Tornatore (Multisala Partenio, Avellino)
Lunedì 31: Titane – Julia Ducournau (Movieplex, Mercogliano)
- FEBBRAIO:
Mercoledì 2: Bianca – Nanni Moretti (Multisala Partenio, Avellino), con omaggio a Laura Morante
Lunedì 7: A chiara – Jonas Carpignano (Movieplex, Mercogliano)
Giovedì 10: Un eroe – Asghar Farhadi (Multisala Partenio, Avellino)
Giovedì 17: Nowhere special – Uberto Pasolini (Multisala Partenio, Avellino)
Giovedì 24: One second – Zhang Yimou (Multisala Partenio, Avellino)
Lunedì 28: Illusioni perdute – Xavier Giannoli (Movieplex, Mercogliano)
- Rassegna ‘‘Immaginapagine’’ al carcere di Bellizzi Irpino
- Rassegna ‘‘I dimenticati’’ al Polo Giovanile.
Film di apertura: Film d’amore e d’anarchia in ricordo di Lina Wertmüller.
A seguire omaggio a Peter Bogdanovich con il film L’ultimo spettacolo.
Le Sinossi dei Film
Film d’amore e d’anarchia di Lina Wertmüller, Italia 1973, 125 min.
Con Giancarlo Giannini, Mariangela Melato, Lina Polito, Eros Pagni, Enrica Bonaccorti
Ovvero, “stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…”, recita il sottotitolo, che cita un più ampio titolo di ‘cronaca’ di un giornale del 1932, anno in cui si svolge questa vicenda in costume ispirata a fatti realmente accaduti in quegli anni, ossia i tentativi di assassinare il Duce da parte di anarchici molto convinti e poco organizzati, episodi che fallirono tutti inevitabilmente. La regista ripropone la coppia di successo Giannini-Melato, e li pone al centro di una vicenda drammatica e comica, tenera e triviale come suo solito. Siamo sicuri che oggi i suoi film valgano più nel loro insieme che come opere indipendenti e di valore? Prix d’interprétation masculine a Giannini al festival di Cannes (premiato anche ai Nastri d’Argento insieme a Lina Polito). “Una poetica che nobilita lo squallore, il carnale e il popolaresco, trasfigurandoli in eleganti visioni d’autore.” (Niccolò Rangoni Machiavelli, Gli Spietati)
L’ultimo spettacolo di Peter Bogdanovich, USA 1971, 118 min.
Con Jeff Bridges, Ellen Burstyn, Cloris Leachman, Timothy Bottoms, Ben Johnson, Cybill Shepherd
Cosceneggiato dal regista insieme all’autore del romanzo Larry McMurtry (premio Pulitzer dai cui libri sono stati tratti film di successo) è la narrazione, in uno splendido b/n, della fine dell’innocenza nella provincia americana, ambientato vent’anni prima nel 1951 ma con la consapevolezza di parlare del suo presente (lì la guerra di Corea, qui quella del Vietnam). Bogdanovich era un critico passato alla regia, e il suo amore per il cinema si era già espresso in due precedenti doc su Howard Hawks e John Ford, e con la pubblicazione di saggi su autori e di interviste con registi e attori. Le vicende narrate trovano un seguito in Texasville, ambientato trent’anni dopo ad Anarene, sempre dalla penna di McMurtry. Oscar al migliore attore non protagonista (Johnson) e alla migliore attrice non protagonista (Leachman). “Brillante e toccante tranche de vie nel Texas” (Il Morandini)
Quo vadis, Aida? Di Jasmila Zbanic, Bosnia-Herzegovina/Austria/Romania/Paesi Bassi/Germania/ Polonia/Francia/Norvegia 2020, 103 min.
Con Jasna Ðurii, Izudin Bajrovic, Boris Ler, Dino Bajrovi, Boris Isakovic
Presentato in concorso a Venezia nel 2020 e poi in numerosi altri festival, il film della Zbanic si pone come un definitivo resoconto delle vicende che portarono al genocidio di più di ottomila bosniaci a Srebrenica ad opera delle truppe di Mladic. Basato sul resoconto in prima persona del giornalista Hasan Nuhanovic (unica deroga alla realtà dei fatti, la protagonista è una donna che lavora come traduttrice presso gli uffici dellONU), l’opera descrive dettagliatamente tutti gli errori e le incertezze commesse dall’Europa e dall’Occidente nel sottovalutare il pericolo delle feroci milizie serbo-bosniache, in una rappresentazione realistica e ricca di tensione. “Ho scelto di farne un lungometraggio di fiction e non un documentario perché volevo dare risalto al dramma di una donna e ai suoi sentimenti. Volevo che il pubblico fosse chiamato in causa e si ponesse molte domande. Anche se le istituzioni e i governi ci deludono, abbiamo ancora la libertà di provare sentimenti per gli altri e di poterli aiutare”. Sullo stesso argomento, l’esordio della regista nella fiction con Il segreto di Esma, Orso d’Oro al festival di Berlino 2006. “Nella sua brutale semplicità di linguaggio, Zbanic lascia al primo piano di Aida il compito di svegliare le coscienze e obbligare a ricordare. Persino ad accettare la tragedia pur di poter ripartire, su una nota di flebile speranza”. (Emanuele Sacchi, MyMovies)
La scelta di Anne – L’evènement di Audrey Diwan, Francia 2021, 100 min.
Con Anamaria Vartolomei, Kacey Mottet Klein, Luàna Bajrami, Louise Orry-Diquéro, Louise Chevillotte
Vincitore della Mostra di Venezia 2021, è il secondo lungometraggio da regista Audrey Diwan, che nasce come giornalista di cultura e società prima di passare alla sceneggiatura per la tv e il cinema (lavorando anche per il marito, il regista Cédric Jimenez). Dopo la disamina delle relazioni familiari contemporanee in Mais vous êtes fous (inedito in italia), l’opera seconda torna indietro agli anni Sessanta per narrare la storia di Anne che lascia la provincia per andare all’ università e studiare letteratura, dell’esistenza spensierata passata tra studio, feste, amicizie e corteggiamenti, e di come, una volta rimasta incinta, la sua ricerca di aiuto si faccia difficile e vana. Basato sul romanzo autobiografico della scrittrice Annie Ernaux (L’Événement esce nel 2000, ma il tema è alla base del suo esordio, Gli armadi vuoti, del 1974, sempre per Gallimard), il film segue la protagonista alle prese con le sue emozioni e il suo orizzonte fatto di colpa e di vergogna. “Anna balla, corre, combatte come se si trovasse in un sogno e non avesse più il terreno sotto i piedi…Una ribellione aspra e toccante che turba e conquista”. (Simone Emiliani, Sentieri Selvaggi)
Ennio di Giuseppe Tornatore, Italia/Belgio/Cina/Giappone 2021, 167 min.
Con Ennio Morricone, Quentin Tarantino, Clint Eastwood, Oliver Stone, Wong Kar-wai
Doveroso omaggio al maestro Morricone da parte di uno dei registi contemporanei che più è stato fedele al compositore nel richiederne i commenti musicali (anche per i precedenti documentari Lo schermo a tre punte e L’ultimo gattopardo – Ritratto di Goffredo Lombardo). Tornatore mette per immagini ciò che aveva messo per iscritto nel libro-intervista Ennio, un maestro uscito nel 2018. Attraverso interviste a registi, sceneggiatori, musicisti, cantautori, critici e collaboratori che hanno lavorato con Morricone o suoi sinceri estimatori, viene fuori un fluviale racconto del cinema degli ultimi cinquant’anni, ricco di aneddoti per il pubblico generalista o il colto esegeta. Doveroso che il cinema italiano ne rimarchi l’importanza sotto l’aspetto produttivo, e che la cultura gli riconosca la professionalità e la genialità che l’accademia ha sempre poco apprezzato. Presentato fuori concorso alla Mostra di venezia 2021. “Un esempio di economia di narrazione, di contrappunto studiato e sudato che traccia la differenza tra mera compilazione d’intrattenimento e pura opera di (ri)creazione”. (Raffaella Giancristofaro, MyMovies)
Titane di Julia Ducournau, Francia/Belgio 2021, 108 min.
Con Vincent Lindon, Agathe Rousselle, Garance Marillier, Lais Salameh, Dominique Frot
Come reagirebbe una bambina salvatasi miracolosamente ad un incidente stradale e a cui hanno impiantato una placca di titanio nel cervello? Sicuramente non diventerebbe un’adulta serena e senza traumi. Se poi si scopre che per vivere fa la ballerina di lap dance nei motor show e che alle avances dei rudi frequentatori preferisce la compagnia intima delle macchine, la trama si complica ulteriormente…Vincitore della Palma d’Oro a Cannes 2021 (da una giuria spaccata a metà, presieduta da Spike Lee) il secondo lungometraggio della regista belga (dopo l’horror Raw-Una cruda verità, presentato sempre a Cannes nel 2016) non cerca di nascondere le sue influenze e ascendenze, dal Crash di Cronenberg (e dalle altre sue ossessioni sulla contaminazione e la mutazione delle menti e dei corpi) alle allucinazioni di Tsukamoto e di tutta l’eredità cyber-punk, cercando una via personale (e sentimentale) tra i codici dei generi e le fluidità del gender. “Titane è un film che ci dice che il corpo degli uomini è finito, mentre quello delle donne è senza limiti” (Eddie Bertozzi, FilmTv)
Bianca di Nanni Moretti, Italia 1984, 95 min.
Con Nanni Moretti, Laura Morante, Roberto Vezzosi, Remo Remotti, Vincenzo Salemme, Claudio Bigagli, Giovanni Buttafava, Luigi Moretti, Daniele Luchetti
Un classico del Nuovo Cinema italiano, un esempio di come le situazioni messe in scena dal regista si sedimentino nel patrimonio collettivo di una nazione e si trasfgormino in adagi e modi di dire. Ma anche saggio in forma di commedia sulla tensione tra la naturale istanza di chiarezza e controllo e l’impossibilità di soddisfarla. Secondo incontro (dopo Sogni d’oro del 1981) tra Moretti e la Morante, giovane attrice che ha iniziato benissimo la sua carriera cinematografica (prima di ‘Apicella’, ha lavorato per i fratelli Bertolucci e Gianni Amelio) e che l’ha perpetuata con i più grandi registi italiani ed europei, prestando il suo talento alla TV e in ultimo al teatro (e passando anche dietro alla macchina da presa, con Ciliegine e Assolo). Accanto alla musica di Franco Piersanti, le ‘canzonette’ di Caterina Caselli, Gino Paoli, Lucio Battisti e Franco Battiato. “Sceneggiato insieme a Sandro Petraglia, è il film che scava più in profondità nelle nevrosi e nelle ossessioni del personaggio Michele/Moretti”. (Il Mereghetti)
A Chiara di Jonas Carpignano, Italia 2021, 121 min.
Con Swamy Rotolo, Claudio Rotolo, Grecia Rotolo, Giuseppina Palumbo, Giorgia Rotolo
Parte conclusiva di una trilogia geografica e umana (dopo Mediterranea del 2015 e A Ciambra del 2017), anche A Chiara si svolge a Gioia Tauro, protagonista una ragazzina che come gli altri due interpreti principali dei precedenti lavori di Carpignano (Ayiva, immigrato dal Burkina faso che lavora come reaccoglitore a Rosarno, e Pio, quattordicenne rom che abita nell’eponimo quartiere gioiese) avverte l’esigenza di emanciparsi dal suo ambiente, pur consapevole dell’indissolubilità e dei condizionamenti di certi legami. La sorprendente interprete non professionista recita insieme alla sua vera famiglia, sapientemente ripresa dal regista sempre attento ad evitare stereotipi e facili spettacolarizzazioni nel mostrare le dinamiche dei ‘poteri’ che scavano nel tessuto umano e sociale. Presentato alla Quinzaine des Realizateurs al festival di Cannes 2021 e vincitore del premio Label Europa Cinemas. “Con una macchina da presa che non smette di pedinare i suoi personaggi, Carpignano costruisce questo racconto di formazione come un racconto di scoperta, dove bisogna interpretare i silenzi e guardare dove non si dovrebbe”. (Paolo Mereghetti, Io Donna)
Un eroe di Asghar Farhadi, Iran/Francia 2021, 128 min.
Con Amir Jadidi, Ehsan Goodarzi, Mohsen Tanabandeh, Fereshteh Sadre Orafaiy, Sarina Farhadi, Sahar Goldust
Rahim non riesce ad onorare un debito contratto e per questo viene incarcerato. Scontati tre anni e, separato (la moglie gli ha lasciato la custodia del figlio), vuole rifarsi una vita con una nuova compagna, la quale trova accidentalmente una borsa piena d’oro. Rahim potrebbe finalmente ripagare il vecchio debito, ma preferisce restituirlo al legittimo proprietario. Il Nostro è presentato come un eroe virtuoso dall’amministrazione penitenziaria (per tacitare i recenti casi di suicidio) e diventa improvvisamente oggetto dell’attenzione dei media e del pubblico. Farhadi torna a girare nel suo Iran (dopo la parentesi spagnola di Tutti lo sanno, 2018), luogo in cui ha sviluppato le sue potenzialità, riconosciute e ripagate con svariati premi nei maggiori festival internazionali (due volte Oscar come miglior film straniero con Una separazione e Il cliente, Orso d’Argento alla regia per About Elly prima e Orso d’Oro per Una separazione poi, Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes 2021 per Un eroe). Cinema che interroga la contemporaneità del quotidiano e le sue contaddizioni. “Ci sarà bisogno di…andare a guardare il passato dei personaggi, scoprire relazioni che non credevamo e alla fine ognuno ne uscirà non come un cattivo o come un eroe (non esistono nei film di Farhadi come non esistono nella vita vera) ma come una persona complessa”. (Gabriele Niola, Wired)
Nowhere special – Una storia d’amore di Uberto Pasolini, Gran Bretagna/Italia/Romania 2020, 96 min.
Con James Norton, Daniel Lamont, Eileen O’Higgins, Valerie O’Connor, Stella McCusker
Ancora un film sulla morte per il produttore e regista di origini italiane ma naturalizzato britannico. Dopo Still life, presentato nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia nell 2013 e vincitore del premio per la miglior regia (il suo primo lungometraggio Machan – La vera storia di una falsa squadra aveva esordito sempre a Venezia cinque anni prima), di nuovo negli Orizzonti lagunari del 2020 partecipa con ciò che si mostra a primo acchito come il contraltare dell’opera precedente: lì il fulcro era la ricerca dei parenti delle persone morte in solitudine, qui la ricerca di una famiglia per Michael, bambino figlio di John, padre single a cui non resta molto da vivere (vicenda ispirata a una storia vera). Autore anche della sceneggiatura, Pasolini contribuisce con il suo sguardo all’affresco della famiglia contemporanea. “Nel cinema di Uberto Pasolini c’è sempre uno sguardo sociale…Nowhere Special ha una rabbia nascosta alla Loach”. (Simone Emiliani, Sentieri Selvaggi)
One second di Zhang Yimou, Cina 2021, 105 min.
Con Zhang Yi, Wei Fan, Liu Haocun, Ailei Yu, Xiaochuan Li, Yu Ai Lei
Nella provincia cinese della seconda metà degli anni Sessanta, in piena Rivoluzione Culturale, Zhang riesce a fuggire dal campo di rieducazione per assistere alla proiezione di un cinegiornale, prima del film Eroic sons and daughters (di Wu Zhaodi, 1964), in cui compare la figlia che lo ha abbandonato dopo il suo arresto. La pellicola viene però trafugata da una ragazzina, Liù, che ha bisogno della celluloide per costruire una lampada al fratello minore. Zhang la insegue fin nel deserto. L’immagine ritrovata è segno del rinnovato interesse del regista per la dimensione contemporanea, politica, attuale del colosso che ha abbracciato il capitalismo rampante continuando ad impedire la democrazia del pensiero, se è vero che per non meglio identificati “motivi tecnici” il film è stato ritirato dalla competizione berlinese nel febbraio 2019 (70esimo anniversario della Repubblica Popolare) per arrivare nelle sale cinesi solo a novembre 2020. Tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice cinese ma naturalizzata americana Yan Geling (in Italia edito I tredici fiori della guerra per Rizzoli), dalle cui opere Zhang ha tratto anche i precedenti Lettere di uno sconosciuto e I fiori della guerra”, il film è stato presentato in concorso all’edizione n. 16 della festa del Cinema di Roma. “One Second usa il fascino del cinema (bellissime le scene della proiezione nello stanzone strapieno, davanti e dietro lo schermo) per stigmatizzare l’ottusità di una “Rivoluzione” che voleva annullare ogni fantasia e ogni memoria”. (Paolo Mereghetti, Io Donna)
Illusioni perdute di XavierGgiannoli, Francia 2021, 144 min.
Con Benjamin Voisin, Cécile De France, Vincent Lacoste, Xavier Dolan, Salomé Dewaels
Xavier Giannoli alle prese con il capolavoro di Balzac, quelle Illusioni Perdute che contribuiscono alla costruzione della Commedia umana durata tutta la vita del grande narratore. E i suo cinema si rispecchia negli intrecci e nelle ricostruzioni accurate d’ambiente che Balzac curava maniacalmente. Un tema, quello della finzione del singolo e dei gruppi di potere, quello delle illusioni che provochiamo nel prossimo e sopratutto a noi stessi, che si ripresenta nell’opera del regista francese sin dal truffatore di A l’origine, passando per l’ignaro uomo della strada catapultato nel successo mediatico di Superstar, o per la ricca donna con velleità artistiche e musicali di Marguerite, fino al disilluso reporter di guerra alle prese con la più intima delle convinzioni de L’apparizione. In concorso alla Mosta del Cinema di Venezia del 2021. “Un film moderno, liberissimo, sfrontato nonostante le apparenze, con la voce narrante che accompagna e chiosa senza soggiogare le immagini e i personaggi di questa società”. (Lorenzo Ciofani, Cinematografo.it)