Grottaminarda- Gli antichi mestieri di “Mancino”

Grottaminarda- Gli antichi mestieri di “Mancino”

Gli aquiloni. E i bambini che li tirano su nel cielo per farli volare. Inseguendo i loro sogni. I giochi di quando si era piccoli e si andava in giro, senza pensieri, tra i ruscelli del Macchio, a fare le capanne degli indiani e scalare le mitiche “sette montagne”. Gli attrezzi, semplici, di una volta, lavorati con cura e attenzione e amore. I vecchi paesi che oggi sono un’altra cosa. Ma lui, attraverso i suoi lavori, per un momento li fa tornare come erano prima. È Antonio Lepore, detto “Mancino” per quelli della sua età. Diplomato a scuola di “tammorra”, strumento che riproduce fedelmente, in cuoio, così come le nacchere, gli archi e le tagliole.

“Un artigianato semplice, ma funzionale- scrive sulla sua pagina Facebook C’era una volta”.

Non poteva che chiamarsi così, infatti, il suo profilo social. Con il quale, lui così riservato e timido, non va tanto d’accordo. Un lavoro manuale che ci porta indietro nel tempo, di molto, addirittura al Medioevo. Quelli che crea non sono semplici oggetti decorativi da appendere al muro ma testimonianze di una vita che c’era e che c’è, densa di significato, ricordi ed emozioni.

Tonino, suonando la “tammorra”, riproduce bellissimi ricordi” di persone scomparse ma in qualche modo sempre presenti nei nostri cuori. Proprio come il nostro caro amico Mario.

Una disgraziata sera prima del giorno dell’Immacolata di qualche anno fa è rimasta nel cuore, non solo di “Mancino”, ma di tutti i giovani grottesi. Un caro amico che non c’ è più, Mario, che perse la vita durante la tradizionale” vampalenzia” della vigilia, che ovviamente da allora non si fa più. Mario si vide arrivare addosso un tronco d’albero che mentre bruciava si piegò in due. Quello strumento, la “tammorra”, Tonino aveva imparato a suonarlo insieme a lui ad un corso che si teneva a San Potito Ultra, dove si era diplomato. E undici anni fa, si è dovuto reinventare un mestiere.

La crisi, la chiusura delle fabbriche di quaggiù sono state il motivo. Ma Mancino, ricordandosi di quando da ragazzo non si dava mai per vinto quando si trovava in un campo di calcio, si è rimboccato le maniche e si è rimesso in gioco. Con il “c’era una volta “. Basta andare a visitarne il sito per vedere quello che è capace di fare.” I ricordi fanno male- dice ancora- ma con i miei lavori vivono in quello che creo e sono”. Le sue creazioni vengono testate, poi, al Macchio: il polmone verde della cittadina ufitana. Gli archi tutti concepiti a mano, ti danno l’impressione di essere tornato bambino, quando nei pomeriggi assolati d’estate si andava da quelle parti a trovare un po’ di fresco tra l’ombra di quella che sembrava una foresta. Tonino ha partecipato anche alle giornate medievali di Brindisi e Potenza dove ha presentato le sue cose.

La sua passione, quindi, è diventata un mestiere.  E, in attesa di tempi migliori, continua. Inseguendo il suo aquilone. La sua capacità di sognare è rimasta sempre la stessa.

Giancarlo Vitale

Tg News Tv