COP 26: La ventiseisima delusione di Michele Zarrella

Un aereo sta andando in Sardegna. Capita di ballare parecchio. “Perturbazioni in arrivo” comunica il comandante. Oggi in Sardegna meridionale si è avuta una perturbazione improvvisa con dispersi, una persona ritrovata morta.  Quando ci si infila nei sottovia si accumula l’acqua e poi ci si rimane intrappolati. Queste sono alluvioni improvvise. Oramai lo abbiamo imparato. Queste tempeste che arrivano improvvisamente, scaricano una gran quantità d’acqua in pochissimo tempo. Quindi, ormai lo dicono tutti: “C’è il cambiamento climatico.” Ma a Glasgow non se ne rendono conto. La comunicazione finale del presidente della COP 26, Alok Sharma, è commovente per non dire piangente. Ha chiesto scusa per non essere riuscito a fare di meglio. Quando per l’emozione non è riuscito a continuare il discorso dai presenti ha ricevuto un fragoroso applauso. Ma quelle persone invece di applaudire dovrebbero guardarsi allo specchio per vedere cosa hanno combinato. Qualcuno si vanta di essere riusciti a stabilire – e nessun paese si è sfilato – che più di un grado e mezzo cercheremo di non superarlo. Ma con quali serie di azioni? Non lo avevano promesso anche a Parigi 6 anni fa? E quali azioni ci sono state? Solo quelle che hanno peggiorato la situazione climatica. Cioè è aumentata l’immissione di gas serra. È stato concordato di fermare la deforestazioni entro il 2030. Ma senza un crono programma preciso e misurato a cosa serve? E poi non lo avevano promesso anche a Parigi 6 anni fa? E quali azioni ci sono state? Solo quelle che hanno continuato a deforestare tranquillamente. Stabilire nel mondo cosa si deve fare da qui a trent’anni non ha senso. Perché nella maggior parte dei paesi il ciclo politico è brevissimo e le promesse non vengono mantenute. Quindi è più importante stabilire quello che si può fare subito. È stato concordato lo stop al carbone? No! hanno concordato che basta la sua riduzione. Cioè hanno promesso di usarne di meno. Per le nuove trivellazioni solo alcuni paesi hanno aderito al fatto di non portarle avanti. Insomma la Terra sapientemente ha nascosto le fonti fossili nelle sue viscere e l’Homo sapiens li tira fuori. Basta non si possono più estrarre. Se le estrai dopo li bruci. Se le bruci inquini, quindi non le devi proprio estrarre. Che fine ha fatto il sostegno ai paesi poveri che hanno bisogno delle compensazioni? Promesso il fondo ma non costituito. Ma non lo aveva anche promesso Barack Obama? Mai onorato! Cosa pensare di queste conferenze? Ditemi voi. L’India e altri paesi han detto noi non possiamo fare a meno del carbone. Se voi non ci date compensazioni noi dobbiamo continuare a usare il carbone. Non li si può dar torto. Bisognerebbe compensare di più per non far usare le fonti fossili. Bisognava fare tutta una serie di cose che non sono state fatte. C’è ancora molto da fare per centrare la transizione energetica. Per esempio, se parliamo di elettricità prodotta con le fonti rinnovabili siamo fra il 25 e 30%. Dovremmo essere al 90% nel 2050. Dovremmo triplicare gli investimenti nelle rinnovabili da oggi fino al 2050. Si tratta di investire 4 trilioni di dollari all’anno in più. Una cifra importante. Però se guardiamo al PIL globale si tratta più o meno del 5%, e si tratta di circa il 20% degli investimenti che vengono fatti ogni anno. Una sfida epocale. È una sfida che può essere vinta. Il problema è il tempo. Questa conclusione del summit di Glasgow è una delusione senza fine. “Tuona ed è sereno” questo hanno detto a Glasgow.

Ora cosa succederà? Un sacco di cose, come quelle che stanno già succedendo: disastri ambientali, alluvioni, siccità, incendi, tempeste, desertificazioni… Ma i nostri nipoti cosa dovranno dirci? Avete mai chiesto ai vostri nipoti: “Di cosa avete bisogno?” Fatelo. Penso che vi risponderanno: “Avremmo bisogno di non sentirci abbandonati.” Io vi dico che noi li stiamo abbandonando a un terribile destino! Noi dobbiamo chiedere perdono per la biosfera che stiamo lasciando loro. Dobbiamo dire: “Perdonateci perché non abbiamo saputo proteggervi.” I Giovani hanno diritto a vivere in un pianeta salùbre almeno quanto lo abbiamo avuto noi. Ma questo già non è più possibile. Anche se noi fermassimo le immissioni di CO2 nell’atmosfera come si spegne il fuoco sotto una caffettiera la caffettiera resterà calda per decine e decine di minuti. Così il pianeta resterà caldo per decine e decine di anni. Pertanto le future generazioni già oggi le abbiamo costrette a vivere in un mondo più “malato”: più caldo e più inquinato. E visto che per 25 anni non sono mai stati onorati gli accordi sul clima è giunto il tempo di dire basta. Tocca a noi, ad ognuno di noi impegnarsi a ridurre le emissioni di gas serra ed in particolare le emissioni di CO2. Convincerci che tutti possiamo fare qualcosa. Nessuno di noi è impotente e ognuno di noi contribuisce al riscaldamento globale. Tutti dobbiamo fare quello che possiamo ognuno con i propri mezzi. Come consumatori dobbiamo diventare consapevoli. Certo non è facile. È complesso, ma è necessario capire da dove provengono e quali problemi hanno i prodotti che consumiamo. Come investitori investire nella finanza etica può fare la differenza. Ciò significa sottrarre risorse –  i nostri capitali che diamo alle banche e alle assicurazioni – alle trivellazioni e alle deforestazioni e nel contempo supportare le organizzazioni ambientaliste che lavorano sul campo. Come lavoratori, qualunque sia la professione ognuno può contribuire a ridurre le emissioni di gas serra creando consapevolezza e aborrendo lo spreco. I giovani – Greta Thunberg in testa – ce lo chiedono con forza. Lo vogliamo fare? O vogliamo intraprendere un viaggio oscuro per la nostra società? Occorre solo la volontà di farlo. E sarebbe un bellissimo esempio di sapienza e di intelligenza collettiva. Se non lo facciamo costringiamo i nostri nipoti a dire, forse sulle nostre tombe,: “Nonno ma cosa hai fatto? Questa è l’eredità che mi hai lasciato?” E lo faranno con grandi lacrime agli occhi. Lo faranno piangendo. Pensateci.

Ing. Michele Zarrella