La Corte di appello di Napoli dà ragione all’Anief. Si deve riconosce per intero tutto il servizio pre-ruolo
La Corte d’Appello di Napoli ribalta la sentenza del Tribunale di Napoli e dà ragione all’ANIEF: l’anzianità di servizio pre-ruolo va riconosciuta per intero ai fini della carriera; illegittimo il gradone stipendiale. La clausola di salvaguardia del CCNL 1.7.2011 va applicata anche a precari
Accolto l’appello dell’ANIEF contro l’ingiusta sentenza del tribunale di Napoli le cui argomentazioni sono state ritenute completamente infondate dai Giudici di secondo grado ed è stata ribadita la disparità di trattamento retributivo a discapito dei precari della scuola in palese violazione della normativa europea.
Gli avvocati Michele Speranza ed Elena Boccanfuso della rete dei legali dell’ANIEF, patrocinando i diritti di un docente, ottengono una completa vittoria e una nuova condanna del MIUR al pagamento delle differenze retributive con gli interessi di legge e il pagamento delle spese del primo e secondo grado di giudizio.
I Giudici della Corte d’Appello di Napoli, ormai, non hanno dubbi e hanno colpito con durezza il Ministero dell’Istruzione che si ostina: a non voler riconoscere l’anzianità di servizio pre-ruolo ai docenti e al personale ATA e a escludere i precari dall’applicazione della clausola di salvaguardia prevista dal CCNL del luglio 2011.
La vicenda è fin troppo nota ed assume i connotati di una vessazione inspiegabile perpetrata da anni nei confronti del personale della scuola contro cui si batte l’ANIEF sindacalmente e con l’azione determinata ed implacabile dei suoi legali.
Durante il periodo di precariato il personale scolastico non ottiene il pagamento degli scatti di anzianità riservati ai docenti di ruolo. Dopo l’immissione in ruolo viene riconosciuto loro solo parzialmente l’anzianità pregressa in occasione della ricostruzione della carriera, ma l’Amministrazione non paga alcuna differenza stipendiale per il periodo antecedente alla conferma in ruolo. In più il Ministro applica al momento della ricostruzione di carriera il gradone 0-8 e non la fascia stipendiale 0-2 e poi 3-8 soppressa dal CCNL del 2011, che continua ad essere riconosciuta al solo personale entrato in ruolo entro il 1 settembre 2010 in virtù della clausola di salvaguardia prevista dal CCNL 19.7.2011.
In altre parole bisogna attendere di aver riconosciuti 8 anni prima del primo aumento di stipendio invece di 2 anni come succedeva per i neoimmessi in ruolo precedentemente al 1 settembre 2011.
In altri termini tutto il personale assunto nei ruoli dell’amministrazione dal 1.9.2011 ha lo stipendio bloccato per i primi nove anni.
L’ANIEF da sempre afferma con forza che tutto ciò è una discriminazione inammissibile per violazione della normativa europea e che la clausola di salvaguardia deve essere applicata anche al personale non di ruolo.
La Corte d’Appello di Napoli sposa le tesi dell’ANIEF e dei sui legali e conferma che anche il personale scolastico assunto a tempo indeterminato dopo il 1.9.2011 ha diritto “alla intera ricostruzione della carriera mediante il riconoscimento, ai fini giuridici ed economici, della anzianità di servizio maturata in riferimento ai contratti a tempo determinato sottoscritti, con la medesima progressione professionale riconosciuta ai docenti (ma lo stesso vale per il personale ATA) assunti a tempo indeterminato di pari qualifica; condanna, pertanto, la Amministrazione appellata a collocare l’appellante nella fascia stipendiale corrispondente a tutta la anzianità di servizio maturata, nonché al pagamento delle conseguenti differenze retributive, oltre interessi dalla maturazione al saldo, con applicazione della clausola di salvaguardia di cui al CCNL 19.7.2011″.
Il nostro sindacato esprime grande soddisfazione per la presa d’atto della Corte di Appello che assicura il successo delle iniziative giudiziarie intraprese dai nostri associati presso tutti i tribunali della Campania. L’ANIEF non smetterà di far condannare in tutte le sedi opportune queste intollerabili iniquità e continuerà a denunciare con fermezza le illegittime violazioni della normativa comunitaria poste in essere dal Ministero dell’Istruzione a discapito di quanti, con sacrificio e competenza, contribuiscono al buon andamento della scuola italiana.