San Sossio Baronia, il saluto di uno studente prima dell’esame di maturità
Cari compagni, insegnanti e (anche) genitori
Questo anno scolastico volge al termine, e con esso anche un lustro importante per chi come me – e noi – ha concluso il ciclo d’istruzione superiore. Le difficoltà nell’ultimo anno e mezzo sono state molte, abbiamo saputo far fronte ad una pandemia inaspettata, abbiamo reinventato il modo di fare scuola e ci siamo supportati e sopportati a vicenda come non mai. Sono migliorati i rapporti con le nostre famiglie e ci siamo trovati faccia a faccia con le nostre fragilità; insegnanti ed alunni sono divenuti garanti e produttori di attimi di normalità e svago per le nostre menti annebbiate da notizie negative e demoralizzanti. Lo studio, mai come in questo momento, è risultato l’unico mezzo per volare con la mente e allo stesso tempo capire cosa realmente stesse accadendo (e mantenere la calma). Ricorderò gli anni del liceo come gli anni più belli della mia vita; anni in cui sono cresciuto raggiungendo una certa maturità, anni dove le differenze e le diversità si sono assottigliate fino a divenire dettagli banali. Questo è il quinquennio più importante della vita di ogni individuo, dove si formano le nostre idee ed iniziamo a farci portatori di quelli che sono i nostri ideali. In questi anni ho capito il vero valore dell’uguaglianza e che combattere per i propri diritti ed ideali è molte volte la giusta cosa da fare per porre fine ad ingiustizie e soprusi; ho imparato a non dare peso alle parole rivoltemi perché arriverà un momento in cui verrà fatta giustizia, ho fatto dei celebri versi 119-20 del ventiseiesimo canto dell’Inferno – “Fatti non foste a viver come bruti, ma per inseguire virtute e canoscenza” – il mio modus vivendi. Tutti noi studenti porteremo nel cuore il sano orgoglio di esserci voluti bene, di aver cantato, gioito, pianto e fatto molte altre cose insieme; ricorderemo con nostalgia le tanto temute versioni, le interrogazioni interminabili e il timore dell’esame finale. Sorrideremo pensando ai nostri insegnati, a quante cose abbiamo fatto insieme e a tutte le volte che ci siamo confidati vedendo in loro una porta sempre aperta; una lacrima ci bagnerà il viso pensando che la mattina non troveremo più le solite persone ed i soliti visi amici ma proveremo nel cuore una forte emozione al pensiero di frequentare l’università e di conoscere gente nuova. A quelli che verranno dopo di noi dico solo di non arrendersi mai e di credere sempre più in se stessi, di vivere con gioia questi anni e la propria vita, di studiare e leggere molto perché sono dei buon rimedi contro i mali del nostro secolo. Ringrazio i miei insegnanti per la loro saggezza e dedizione, per tutte le volte che mi hanno sostenuto e la gioia condivisa con loro, un grazie speciale alle professoresse Santoro, Athanasiou, Penta, Caggiano, D’Adamo, D’Ambrosio, Capone, Caso, Flamma, Sasso e Iannuzzelli; ai professori Ciampi, Casparriello, Accetta, De Simone, Reppucci e Saggese; ai presidi Centrella e Capasso; alle applicate di segreteria Giovanna Dell’Erario e Franca la Torre; ai collaboratori scolastici Pina, Maica, Michele, Vincenzo, Antonietta, Vera e Gigliola (compagna di tanti pettegolezzi); alla mia adorata classe, ai tanti amici conosciuti ed a tutto l’Istituto Superiore AEclanum; ringrazio tutti ricordando una frase che la nostra preside mi disse lo scorso anno “se la scuola diventa per noi un luogo piacevole è, soprattutto, grazie agli insegnati e al modo in cui svolgono il loro mestiere”.
NICOLA ANTONIO RADUAZZO