Grottaminarda: Guarda tutti dall’alto di una parete, Domenico, al Caffè Letterario

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Grottaminarda. Guarda tutti dall’alto di una parete, Domenico, al Caffè Letterario del Castello d’Aquino.

In un ritratto fatto da suo fratello Alessandro. Donato al Comune e messo lì dove”casa è dove ridono i tuoi occhi”. Nella cittadina ufitana come a Bienno, dove Domenico Carrara, 33 anni, scrittore e poeta, autore di alcuni libri e pubblicazioni, si era trasferito per lavoro. Due comunità, quella irpina e quella bresciana, unite dal dolore per la scomparsa di Domenico, uscito una domenica per una passeggiata  tra i monti della val Camonica e trovato, su un altopiano,senza vita cinque giorni dopo. Angelo Cobino, in una lettera spedita al suo omologo Massimo Maugeri, scrive che”il dolore e lo sconcerto per questa tragedia ci hanno accumunati”. Cosi come”la speranza e l’angoscia” di quei giorni. La vicenda di Domenico ha compiuto un’altro piccolo miracolo. Come ha detto il fratello Alessandro, quando lo ha salutato insieme ai suoi amici per l’ultima volta davanti alla chiesa di S.Maria Maggiore,”ha stanato, al momento della sua morte, la retorica sulle differenze tra nord e sud”. Perché “ha dimostrato un modo per essere uniti e far fronte comune c’è, in un Paese disgregato”. “I muri e le differenze sono frutto della nostra mente-diceva il giovane poeta di Grottaminarda-per abbatterli basta poco”. E questo ha avvicinato ancora di più Grottaminarda e Bienno.Nella sua lettera Cobino ringrazia il sindaco di quel paesino in provincia di Brescia per tutti quello che è stato fatto per le ricerche, seppure vane alla fine, di Domenico. E scrive a Maugeri che, a pandemia terminata, si troverà il modo per celebrare al meglio attraverso iniziative da concordare insieme. Magari proprio al Caffè Letterario dove”Domenico si sentiva a proprio agio-scrive il sindaco di Grottaminarda-,esprimeva al meglio la sua cultura, si confrontava con amici e colleghi e intellettuali, facendosi apprezzare da tutti”. Gli scritti di questo giovane poeta, laureatobin Lettere e Storia ,che stava preparando la specializzazione in Filologia con una tesi su Umberto Eco all’università diFisciano, “facevano riflettere perché profondi,acuti,silenziosi.E carichi di sensibilità- dice Cobino”. Ci insegnavano essere migliori e come nel suo libro” C’ è chi si lamenta della pioggia, con le affollate solitudini evidenzia la moltitudine di informazioni che piombano addosso all’umanità, come la pioggia  nella quale ci trasformiamo raccontandoci “. A Domenico non piaceva “tracciare percorsi, dare ricette. Ma osservare per resistere, sentirsi veri”. Cobino non dimentica i genitori di Domenico, Carlo e Lella, del fratello Alessandro,della fidanzata Erika che,seppure affranti da un dolore indicibile,quale può essere la perdita della persona a cui vuoi bene,”hanno dimostrato grande dignità e compostezza”.

Giancarlo Vitale