Le Mamme promotrici della campagna “aprite le scuole”, offese dal web: anche questa è violenza sulle donne
Un’iniziativa interamente finanziata tramite una raccolta fondi lanciata su WhatsApp e durata solo tre giorni, la città di Napoli è stata tappezzata di manifesti, di diverse dimensioni, che inneggiano alla riapertura. Un solo grido, “Aprite le scuole!”, accompagnato dall’immagine di una bambina che mestamente invoca il suo diritto a studiare in presenza. Mentre nel resto d’Italia e d’Europa le scuole restano aperte, in Campania i bambini continuano a rimanere vittime di un’ingiustizia incomprensibile. I più fortunati sono costretti all’alienazione davanti a uno schermo, quelli con meno possibilità sono condannati a restare indietro e ad assistere incolpevoli al dilatarsi di un intollerabile gap socioculturale.
La protesta, civile e assolutamente legittima incontra commenti sul web che ci trascinano verso una mentalità sessista che offende Madri e Donne.
Si, perché essere mamme non preclude la possibilità di essere anche donne che lavorano e hanno una vita socialmente importante come un uomo, ma forse questo, ancora non è un concetto chiaro nella mentalità di alcuni “uomini”.
Il: “che belline le mammine, hanno fatto affiggere i 6×3. Avranno risparmiato sugli aperitivi” è due volte offensivo, uno, perché offende ogni mamma che in coscienza ha deciso di voler mandare i figli a scuola e due, perché c’è ancora la misogina visione delle donne, uniche deputate all’accudimento dei figli.