Lo spauracchio del malocchio colpisce gli animi cattivi.
Una donna nel 2005 ha rubato a Pompei alcuni reperti archeologici. Quindici anni dopo li ha riconsegnati dicendo:” Portano sfortuna, riprendeteveli”. “Ero giovane e stupida. Volevo avere un pezzo di storia che nessuno poteva avere. Ma da allora la sfortuna ha giocato con me e la mia famiglia e soltanto dopo 15 anni ho deciso di riconsegnarli”.
Il titolare di un’agenzia di viaggio di Pompei se li è ritrovati sulla scrivania accompagnati da una lettera proveniente dal Canada, che, dopo un primo momento di stupore, li ha consegnati ai carabinieri del posto fisso del parco archeologico. Nel pacco c’erano due lettere, scritte in inglese e ovviamente anonime. Era la confessione di qualcuno dall’altra parte dell’oceano che raccontava di aver rubato dei reperti durante una visita agli scavi. Accanto allo scritto, due tessere di mosaico, un pezzo di ceramica e due pezzi di anfora. I reperti, continuava la lettera, erano stati rubati nel 2005: dopo quel furto, però, la loro vita era stata contrassegnata solo da eventi negativi e così si erano ‘pentiti’. Di qui la decisione di rimandare in Italia le tessere del mosaico e gli altri pezzi, sostenendo che era loro la colpa di così tanta sfortuna.
Nel plico c’era anche un’altra lettera, sempre dal Canada e sempre di scuse per un altro furto. È scritta da una coppia di sposi: «Ciao, vi restituisco queste pietre che io e mia moglie abbiamo preso mentre visitavamo Pompei. Siamo dispiaciuti e per piacere perdonateci per aver fatto questo terribile gesto”.