di Giancarlo Vitale
L’ultimo lavoro di Assanti sull’Olocausto
All’inizio non ci crede. E quando uno di quelli deportati in un campo di concentramento, salvatosi dall’Olocausto, le fa vedere il numero marchiato sul braccio rimane sconcertata.
Una pianista francese, Suzanne Ducret, che deve tenere un concerto a Venezia,si dimentica di tutto e lo rincorre per le calli. Sua mamma, durante il nazismo, era un ufficiale delle SS e non si chiamava Ingrid, come pensava, ma Hanna. Era nel campo di concentramento di Auschwitz, dove era stato internato Marcello Bucci, l’uomo che svela questo segreto, catturato dal quartiere ebraico di Roma di via del Portico di Ottavia. Una storia, quella scritta da Assanti, che serve alle giovani generazioni “a non dimenticare”.Il regista e sceneggiatore, originario di Mirabella Eclano, dice:”A loro vogliamo restituire un vecchio, e necessario, monito : che storie del genere non possano più ripetersi”. Questo è il terzo film, le cui riprese sono cominciate nella cittadina toscana di S. Giovanni Valdarno, di Assanti. Ed è un lavoro che, il regista irpino, aveva portato, qualche anno fa, in teatro. Allora con Catherine Spaak, oggi protagonista in celluloide la giovane attrice Angelica Cacciapaglia. Un nutrito, e famoso cast, fa parte del film, che sarà presentato in prima mondiale il prossimo 25 aprile 2021 al Senato della Repubblica alla presenza della senatrice Liliana Segre. Ci sono infatti Massimo Dapporto, Daniele Pecci, Ricky Tognazzi, Catherine Spaak, Piera degli Esposti e Sergio Castellitto. Mentre l’altro progetto di Gianbattista, “La donna che non sapeva odiare” è diventato un documentario, un altro racconto che descrive l’Olocausto”, quest’ultimo film, le cui scene iniziali sono state girate tra villa Belpasso di Loro Ciuffema, di mattina, e nella piazza Cavour di San Giovanni Valdarno, nel pomeriggio, ha dato modo al regista di Mirabella Eclano di”realizzare un film in cui quella tragedia è protagonista con le sue centinaia di storie, di sofferenze, di privazioni. È un compito che ho accettato con determinazione ed entusiasmo”. Il cinema italiano deve tornare ad essere “più internazionale” e non”limitarsi alle storie di baby gang metropolitane di assurda violenza o a racconti di periferia pateticamente ripetitivi”. E il suo”Il segreto di Hanna ” si propone proprio questo obiettivo :” Offre al nostro cinema nuove possibilità. Ritornare a raccontare grandi storie con le eccellenze italiane fatte da attori, tecnici e sceneggiatori”.
Giancarlo Vitale