Mancano solo 18 giorni al suono della prima campanella e all’orizzonte si prospetta una situazione di completa incertezza e confusione per la scuola.
Il governo nazionale e quello regionale hanno dimostrato grande incapacità.
Lo ha certificato, oggi, in audizione alla Camera in Commissione Istruzione, il Comitato Tecnico Scientifico (CTS). Il CTS ha bocciato sonoramente i provvedimenti adottati da PD e M5S per la ripresa dell’anno scolastico.
Solo tre giorni fa, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, annunciava a gran voce, conquistando titoli in prima pagina, di avere deciso di acquistare termoscanner da assegnare agli istituti scolastici campani per iniziare l’anno in sicurezza, ritenendo “assurda e totalmente inefficace la disposizione nazionale secondo cui il controllo della temperatura viene fatto a casa”.
Peccato che il CTS abbia impugnato la matita blu e abbia bollato la misura adottata da De Luca come “complicata tecnicamente”: acquistare termoscanner è un investimento economico importante, che richiede personale competente a farlo funzionare e a intervenire in caso di febbre, ma soprattutto, è una misura che determina assembramenti rischiosi. Di quelli che De Luca risolverebbe “con il lanciafiamme”. Il CTS, infatti, ha spiegato che ogni rilevazione richiede almeno 5 secondi a studente. Per mille alunni ci vogliono 83 minuti. E, considerato che molte scuole hanno un solo ingresso, non è difficile immaginare cosa può succedere.
La politica degli annunci si sta trasformando in una baraonda.
I tanto sbandierati banchi con le rotelle voluti dal ministro Azzolina, non sono stati neanche sottoposti a valutazione del CTS, al contrario di quelli monoposto, e pertanto, nel corso dell’audizione, non è stato possibile avere nessuna chiara indicazione sul loro utilizzo pratico in classe.
Le conseguenze delle decisioni scriteriate di De Luca e di Azzolina le pagheranno i cittadini, gli studenti e i genitori – soprattutto mamme, che saranno costrette a scelte drastiche e radicali.
Eppure, a causa dell’emergenza sanitaria, la scuola è stato il primo settore a chiudere. Di tempo per adottare soluzioni idonee a garantire agli studenti il diritto fondamentale allo studio ce n’è stato a sufficienza. Chi non è stato in grado di farlo, deve essere mandato a casa.