Il caso di Arianna, la «bambina di legno»: un appello al Presidente della Regione Vincenzo De Luca.

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Il caso di Arianna, la «bambina di legno»: un appello al Presidente della Regione Vincenzo De Luca.

Arianna Manzo è una ragazza di 15 anni: quando aveva appena tre mesi, fu vittima di un grave caso di malasanità che la rese sorda, ipovedente e tetraplegica, secondo i giudici di primo grado che hanno valutato la sua vicenda. Il caso è ora in mano alla Corte di Appello di Salerno, che sta tenendo i genitori con il fiato sospeso: per questo papà e mamma di Arianna, Eugenio Manzo e Matilde Memoli, hanno annunciato lo sciopero della fame dopo aver lanciato un appello al Presidente della Regione Vincenzo De Luca.

Il caso di Arianna, la «bambina di legno», risale al 2005 quando appena nata si trovava all’ospedale Cardarelli di Napoli. I genitori vivono a Cava de’ Tirreni, il Cardarelli è stato condannato in primo grado a risarcire 3 milioni di euro ai coniugi, una sentenza giunta dopo 8 anni di processo. L’azienda ha però proposto appello e per ora non ha pagato il risarcimento di tre milioni di euro a cui è stato condannato.

«Le nostre condizioni economiche non ci consentono più di offrire assistenza continuativa a nostra figlia – le parole del papà al Corriere della Sera – oltre che il minimo delle cure di cui ha bisogno Arianna. Al solo fine di tentare di lenire le grandi sofferenze che da 15 anni patisce». «Io ormai dal 2005 non lavoro più per prestare assistenza», aggiunge l’uomo, «mia moglie lavora part-time in una casa di cura per anziani. Sinceramente non abbiamo più nulla da perdere». «È entrata al Cardarelli che era una bambina come tutte le altre, è uscita che eccola qua, sta seduta su una sedia a rotelle – aggiunge la mamma – Per lei è tutto difficile, complicato, doloroso. Abbiamo aspettato tanto, non ce la facciamo più».

Nel corso di questi anni, ai genitori i soldi sono venuti a mancare insieme al lavoro, e l’assistenza di Arianna è ormai a rischio. La celebrazione del processo di secondo grado, a Salerno, è iniziata lo scorso 25 giugno: ma i giudici non hanno ancora preso una decisione. «Il Cardarelli ha deciso di proporre appello, – spiega l’avvocato – è un suo diritto ma si tratta di una decisione moralmente e giuridicamente inaccettabile. Avrebbe dovuto pagare, anticipare anche una parte della somma, ma non lo ha fatto. L’esecuzione della sentenza, inoltre, è stata ritardata dalla pandemia, praticamente un dramma nel dramma. E dal 25 giugno siamo in attesa di conoscere la decisione dei giudici in merito all’istanza di sospensiva del pagamento del risarcimento».