Chi comanda in Italia?

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Chi comanda in Italia?

La domanda retorica, ma non troppo: chi comanda in questo Paese? Dopo numerosi DPCM, contraddittori e palesemente incostituzionali, abbiamo avuto finalmente un decreto legge, con le linee guida, per la fuoriuscita dall’emergenza coronavirus. Un decreto, che a leggerlo: quasi impossibile visti i tanti richiami ad altre norme, viene un fortissimo mal di testa, non attenuabile, neanche con un potentissimo analgesico. Numerose ordinanze dei presidenti di regione, che a seconda della latitudine, divengono ancora più stringenti, o con meno vincoli, come la coraggiosa ordinanza del presidente della regione Calabria: Jole Santelli, che aveva anticipato l’apertura di ogni attività, visto lo scarso impatto del coronavirus, nella terra dei Bruzi, puntualmente impugnata dal Governo davanti al TAR, perché troppo aperturista. Se non morissimo di sars-cov 2, moriremo di fame, fra qualche mese, sprofondando in una spirale venezuelana. A seguire le ordinanze, dei Sindaci, a volte anche comiche, anche in questo caso, contraddittorie e, ogni tanto più possibiliste verso un graduale ritorno alla normalità. Ma non è finita: tra il serio e il faceto, ci sono le ordinanze dei presidenti delle circoscrizioni, che nelle città, prevedono altri obblighi nelle zone di competenza. Poi, infine, i regolamenti degli amministratori di condominio, che nei loro ambiti aggravano i divieti, facendo diventare delle prigioni, con celle ben arredate, gli appartamenti, ricadenti nella loro amministrazione. In questi mesi abbiamo visto di tutto, una cacofonia, degna della migliore creatività cabarettistica, con le Forze dell’Ordine sguinzagliate a multare ed a redarguire, i poveri malcapitati concittadini, rei di camminare senza i dovuti dispositivi di protezione individuale, con le autocertificazioni, pronte alla bisogna, quasi fossero il pagamento del lasciapassare, dovuto a novelli Caronte, per un traghettamento nell’aldilà, o  ” nell’aldiqua’ “, vista la mortifera esistenza vissuta, in questi ultimi sessanta giorni. In Iran esiste un corpo di polizia religiosa, per la promozione delle virtù e la repressione del vizio, che in base ad un’interpretazione oscurantista della teocrazia degli Ayotollah iraniani, serve a comminare multe e punizioni corporali alle donne e, agli uomini che non rispettino i dettami clericali, suggeriti da questi zeloti, molto zelanti. Così da noi agenti di tutte le forze di polizia, provvedevano a multare ed a richiamare tutti noi, poveri italiani, colpevoli di non indossare la mascherina correttamente, secondo geometrie facciali, con sistemi di misurazione biometrica, studiate da menti raffinatissime, che dietro il pagamento di lauti cachet dispensavano consigli obbligatori, pena la dannazione e fustigazione eterna, con strumenti come la App IMMUNI, che dovrebbe essere una sorta di Arca di Noè, per provvedere alla sopravvivenza della nostra specie. Parafrasando, il tema di un alunno del maestro Sperelli, dal titolo l’Apocalisse, ottimamente interpretato da un ispiratissimo Paolo Villaggio: Io speriamo che me la cavo, questo l’augurio per tutti noi italiani.