Il Presidente della Corte Costituzionale bacchetta Conte: la bussola è la Costituzione!
Il re è nudo, dopo due mesi di lookdown, con decreti emanati dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, palesemente illegali, perché incostituzionali; la Corte Costituzionale, nella persona del suo presidente, Marta Cartabia: peraltro anch’essa, colpita dal coronavirus, batte un colpo, e avvisa il governo, sui provvedimenti futuri, che dovranno tenere in considerazione come bussola, come unico faro, la Costituzione repubblicana. Anche se con molto ritardo, finalmente, gli organi di garanzia si sono fatti sentire, dopo aver tollerato e trangugiato, qualsiasi pietanza, palazzo Chigi, avesse sfornato. Gli esperti del governo; i consiglieri giuridici, estensori dei DPCM, hanno elaborato una strategia; obbligata e concordata, evidentemente, per evitare il controllo di costituzionalità preventivo, del Presidente della Repubblica, è quello successivo da parte della Corte Costituzionale. Tutto questo naturalmente, per un bene alto e nobile, come la tutela della salute pubblica, in una pandemia virale, che ha reso ciechi e sordi anche i poteri di controllo del principio di legalità, come la magistratura, togata e non, che immediatamente dopo, l’uscita dall’emergenza, dovrebbe provvedere con delle udienze stralcio, all’annullamento, di tutte le ipotesi di reato, e di tutte le multe e le contravvenzioni comminate, ai danni dei cittadini italiani, privati dei propri diritti costituzionali, e ridotti ad uno stato di servile acquiescenza. In questa oscurità, che ha avvolto le nostre vite, nei quasi sessanta giorni, di cosiddetta quarantena, si è alzato forte e chiaro il grido di dolore, dei vescovi italiani, unica luce in questa nebbia oscura, denunciando con forza, l’intollerabile discriminazione verso le libertà di culto, per le pesanti prescrizioni e divieti, imposti, dall’esecutivo, contro le celebrazioni eucaristiche e liturgiche. Abbiamo visto con rammarico, qualche giorno fa, le forze dell’ordine, entrare in una chiesa, ed interrompere una messa, che un coraggioso parroco stava celebrando, davanti a poche persone, perfettamente distanziate, violando palesemente le norme dei Patti Lateranensi, che hanno il rango di rilievo costituzionale, e inserite in costituzione all’articolo 7. Ai giudici l’arduo compito di valutare, con saggezza ed equilibrio, tutte queste violazioni ai diritti costituzionali, che noi italiani abbiamo dovuto subire in questi ultimi mesi. Siamo come schiavi che amano le proprie catene, incapaci di ribellarci a questi soprusi, per un malcelato interesse generale alla salute, abbiamo accettato qualsiasi cosa. Oggi è il momento del riscatto, da questa condizione di degradante sottomissione, che non può continuare a lungo, pena la fine dello stato di diritto, almeno come l’abbiamo conosciuto fino ad ora. La condizione naturale dell’uomo, è la libertà, che è il diritto dell’anima di respirare. La fase due, che dovrebbe iniziare dal quattro maggio, per proseguire lungo tutto il mese, per una riapertura graduale, di tutte le attività commerciali e professionali: sanificazione permettendo, già la burocrazia sta creando ostacoli e costi aggiuntivi, alle attività produttive, oberate da mille adempimenti burocratici, adesso bisogna fare i conti anche con i professionisti, dell’igiene e del pulito, certificati e bollinati, da varie autorità, che dovrebbero, a costi esorbitanti, garantirci la salvezza dal patogeno invasore; per mettere in condizione il paese di riavviare i motori e correre, per produrre ricchezza, per scambiare beni e servizi, e creare dividendi che ridiano dignità alle persone ed ai lavoratori, ridotti in uno stato di indigenza assoluta.