Grottaminarda. La guerra la hanno vista, vissuta, dal fronte o da casa. E la hanno raccontata ai loro nipoti e, per questo, pensavano
di trascorrere l’ultimo passaggio della loro vita senza sentire la stanchezza che, ancora, pesa. Così come hanno sofferto, in quegli anni, fame e miseria che però li hanno resi così forti. E, adesso, si trovano di fronte ad un nuovo tipo di guerra. Contro un nemico che non sai da dove arriva, invisibile, e ti assale all’improvviso.
Le residenze per anziani, in questo difficile momento di lotta al Coronavirus, sono diventate un avamposto in cui proteggere le persone indifese, ma che al contrario di quello che si pensa hanno una grande voglia di vivere, e diritto alla vita. Fino all’ultimo. E il Centro Padre Pio è una famiglia che, evidentemente, ha scritto una pagina di buona sanità. Una fase, prima di cominciare la seconda, si è conclusa con i test rapidi effettuati . A tutti:settantotto pazienti e cinquantacinque operatori sanitari risultati negativi. Motivo di orgoglio per Roberto Di Donato, che da sedici anni è il direttore sanitario del centro. Perché vuol dire che è stato fatto”a monte”un buon lavoro.”Ci dà conforto-infatti, dice- perché abbiamo agito tempestivamente”. Mentre la scoperta del paziente uno, a Codogno, risale al 31 febbraio, da queste parti si è cominciato a restringere gli ingressi già una settimana prima.”E dal 5 marzo – continua Di Donato-sono stati negati a tutti”. E, gli stessi operatori, hanno dovuto sottoporsi ai check point prima di entrare.”È stato, comunque, un momento critico-spiega il direttore sanitario – ma abbiamo avuto, fin da subito, un quadro chiaro per agire”. È stato evitato un altro caso, come quello del Minerva, insomma.”Stiamo andando avanti così, già da prima delle linee guida dell’istituto Superiore di sanità”. Un lavoro basato su competenza e, sopratutto, velocità. Perché, in questi casi, il personale sanitario subito scattava:al primo campanello di allarme, qualche decimo di febbre, scattavano subito le procedure del caso. Isolamento del paziente e attenta, e scrupolosa attività di monitoraggio. Dai 63 anni in poi, questa l’età media degli ospiti del centro. Che, in Campania, è stata una delle prime residenze per anziani con disabilità psichica. Ed ha aiutato i primi momenti di emergenza del Covid 19 del” Frangipane “di Ariano Irpino. Perché sono arrivati, adesso non più, i positivi al virus. E Di Donato ha subito disposto l’accoglienza.” Per decongestionare gli arrivi dal tricolle Abbiamo reato, in meno di 24 ore, percorsi differenziati, camere di osservazione prima che fossero di essi dopo i canonici quindici giorni di incubazione del virus”. Un atto di coraggio, certo, e non solo di disponibilità della direzione sanitaria e degli stessi operatori che, ormai, lavorano incessantemente giorno e notte.”Un grande lavoro di collaborazione di tutti-è ancora il direttore a parlare-perché sono circondato da persone splendide che hanno reso possibile tutto questo”. Non si è fermato un minuto. In continuo contatto con la struttura attraverso la call conference, anche di notte. Quello ufitano è un territorio in cui, sopratutto all’inizio, è stato una specie di inferno.” Non dobbiamo mollare perché non è ancora finita l’emergenza. MAa il centro è stato come circondato dal propagarsi del virus tra Grottaminarda, Flumeri, Mirabella,Ariano, il centro Minerva:sempre in tensione”. Ma”i ragazzi”, come li chiama lui, hanno dimostrato grande senso di responsabilità. Come gli altri ragazzi:gli ospiti del centro che, intanto, sentono i propri familiari attraverso il telefono, le videochiamate. E si sentono sicuri. Una pagina di buona, efficiente, sanità irpina che fa sperare. Non tutto è perduto.
Giancarlo Vitale