Ordine Architetti di Avellino sul decreto Cura Italia

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L’ Ordine Architetti di Avellino scrive al Ministro della Giustizia, On. Alfonso Bonafede sul decreto Cura Italia

Preg.to Ministro Bonafede,

il governo Conte, di cui Lei è autorevole esponente, con il decreto Cura Italia emanato ieri, delude fortemente chi svolge esclusivamente la libera professione per non averli inclusi negli aiuti stanziati, nonostante siano tra i più penalizzati dall’emergenza coronavirus.

Il decreto ha inteso riconoscere come libero professionista solo chi ha già un lavoro da dipendente e, quindi, solo quelli con partita IVA iscritti alla Gestione Separata Inps.

Non si riesce a capire la logica seguita. Non si capisce il motivo dell’esclusione dagli aiuti di chi con la libera professione ci sopravvive.

La libera professione, in particolare quella di architetto, viene fuori da un ventennio di penalizzazioni continue che ha portato un così nobile mestiere a non essere più ambito dai giovani.

Equiparandolo all’impresa, abbiamo distrutto un mestiere che era fatto soprattutto d’idee e di creatività.

Caro Ministro non ce la facciamo più!

Siamo stati i creatori delle bellezze costruite nel nostro Paese e mai come in questo periodo ci sentiamo perseguitati, visti come la causa del declino italiano. A questo punto toglieteci anche la cittadinanza italiana, se non la meritiamo.

Toglieteci anche il diritto di voto, tanto dimostriamo di non saperlo utilizzare.

Visto che ormai siamo alla canna del gas, siamo pronti a dimetterci come Consiglieri dell’Ordine degli Architetti PPC di Avellino ed invitiamo a fare tale scelta anche i colleghi del Consiglio Nazionale Architetti e del CdA d’Inarcassa.

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