Lettera Aperta della Prof.ssa Perrina, Restiamo a casa

Lettera Aperta: Restiamo a casa

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta della Prof.ssa Felicetta Perrina

Un’atmosfera surreale aleggia fuori e dentro le case, un pensiero interrotto ci scorta nelle 24 ore: il virus ci colpirà? Contaggerà i miei cari? Sopravviveremo? Le ore non passano mai. Simili ad  animali feriti vagabondiamo da una stanza all’altra.

Partenza per il bagno ore 7, arrivo in cucina ore 8, direzione studio ore 9, direzione pranzo ore 13.

La giornata, identica a quella precedente,  procura più angoscia. Il numero dei contagiati sale, si ha paura di ascoltare il TG, di leggere i messaggi whatsApp.

 E’ questa la fine del mondo, preannunciata nell’Apocalisse? E’ questa la punizione che spetta alle umani genti? Beh, a onor del vero, avevamo toccato il fondo con il considerarci estranei in casa e pienamente in amicizia con il nostro cellulare; con la premura di scusarci, costantemente, verso qualcuno per la maledetta FRETTA; con l’assenza di dialogo anche durante i pasti.

 Dove corriamo? Quale altro impegno può mai sostituire la relazione intensa, coinvolgente, appassionante con tuo figlio, con tuo marito, con il tuo nipotino, con tuo fratello o con tuo padre? Sempre permalosi e pronti a scattare verso l’uno o verso l’altro. In fondo come non agire così se lo stress che ci impone la società è duro da reggere, è superiore alla nostra capacità di sopportazione?

 Non abbiamo più la forza di ascoltare, ma solo di sentire; non abbiamo più il piacere di dialogare, ma solo di messaggiare; non abbiamo più la pazienza di aspettare ma solo di correre; non abbiamo più riserve di amore, ma solo di rancore. Non si ricorda il bene ricevuto, ma solo lo sgarro recente.

Ora a tutti noi si chiede un sacrificio, quello di stare in casa. Qualcuno starnazza in paese, altri  in tv con affermazioni del tipo: siamo in piena dittatura!!!! Ci hanno tolto la libertà!!! Inveendo contro il Ministro.  “La separazione di oggi ci condurrà all’abbraccio di domani”, queste le parole a conclusione del discorso di Conte. Sono così malvage? Sono così prive di senso?

Quante critiche gratuite da parte di uomini di cultura che lo fanno solo per spirito di contraddizione, per partito preso; a loro non va bene nulla, sempre pronti a dichiarare il contrario del contrario.

 E’ vero che la vita che stiamo vivendo non ci appartiene, è simile a quella che, finora, abbiamo acquisito solo nei libri di storia. In questo preciso momento storico possiamo capire ciò che hanno patito i nostri padri precursori.

 A noi non  si chiede di nasconderci in cantina o in un rifugio; non si chiede di digiunare, di patire il freddo, di avvertire il patema per l’arrivo di una bomba o di un nazista. Si chiede solo di stare in casa. Se questo semplice sacrificio equivale a salvarci la vita, allora perché sbraitiamo?

 E’ così stremante stare a casa? Non abbiamo l’ elettricità, non abbiamo il riscaldamento, non abbiamo le condizioni igieniche, non abbiamo i viveri? Forse?

Riscopriamo i valori veri: il tempo per riflettere, per ascoltare, per riordinare i nostri pensieri, per ascoltare una storia, forse già sentita, ma non udita con attenzione; per godere un buon film, per leggere un buon libro, per impastare, per osservare il cielo, per godere il raggio di sole, per apprezzare la vita, il dono più prezioso che diamo per scontato, ma scontato non è.

Amici, colleghi, parenti, discenti, conoscenti restiamo in casa, facciamo questo sacrificio che sacrificio non è.

 Non abbiamo armi per distruggere l’alieno e questi non si farà impietosire da una madre o da un bambino; da una moglie o da un marito; da un papà o da una figlia.

L’alieno è disumano, corre come la furia di un tornado che con il suo vortice cattura a cento a cento, a mille a mille le umane vite

Ringrazio tutti coloro che avranno modo di riflettere sulle mie parole, sperando che un giorno, non lontano, possano dire dire, insieme a me, a gran voce: Abbiamo vinto la partita più importante, la nostra vita, la vita degli italiani; abbiamo salvato l’Italia, la nazione più bella ed invidiata al mondo.