Stasera alle ore 18:00 , presso il teatro comunale di Sturno, Paolo Capozzo, autore, attore, regista, docente e fondatore del teatro 99Posti, porterà in scena “Tra Cielo e Terra”, spettacolo con cui conclude il 2019.
Dopo il sold out degli spettacoli del 28 e del 29 dicembre all’Officina Lab e al teatro d’Europa ad Avellino, nonostante le condizioni meteorologiche avverse, si attende un “finale con il botto”.
Lo spettacolo di stasera fa parte degli spettacoli del progetto “Consorzio Teatro Irpino”, composto dal Teatro d’Europa di Cesinali, presieduto da Luigi Frasca e dal 99 Posti di Mercogliano, guidato da Gianni Di Nardo e Paolo Capozzo, con l’adesione delle istituzioni comunali di Sturno e di Sant’Angelo dei Lombardi.
“Tra Cielo e Terra” è nato circa un anno fa – ha dichiarato il regista Paolo Capozzo – mi era stato chiesto di intervenire sul Natale…avevo trascurato l’argomento che poi ho ripreso quest’anno e ho portato a compimento: la storia di Giuseppe e Maria, parlando dell’ Annunciazione, la Natività e la Strage degli Innocenti.
Sono vicende che alla fine, tutti conoscono, avendole apprese dai Vangeli e che ormai fanno parte della nostra cultura di base.
La novità sta in questa storia raccontata dagli ultimi: gente del popolo, persone con il loro carico di umanità, egoismi, difetti, gente testimone diretta dei fatti che hanno fatto propri. E’ un racconto che ha poco del sacro, ma non poco carico di fede e speranza. L’idea di guardare il mondo, la storia, il punto di vista degli ultimi è affascinante a mio avviso.
In che modo la storia viene raccontata dagli ultimi?
“Il teatro fa fare questa prospettiva, anche nella vita di tutti i giorni: tutti raccontano lo stesso fatto ma con punti di vista diverso, sempre diverso dalle varie prospettive, questo per me è un pò il punto focale del mio modo di far teatro.
E’ un raccontare le emozioni non lontane dal racconto, visto che si parla di una storia che ha portata universale, ci siamo posti appunto il problema di quale fosse la lingua che potesse tradurre le emozioni che popolano questo racconto…
A mio avviso, la lingua universale di tutti è la mia lingua; una sorta di metadialetto che unisce la sonorità e le parole provenienti dai diversi posti dell’Irpinia. Non esiste realmente dal punto di vista linguistico, ma è identificativo delle mie radici. Sono parole in disuso, usate fino a metà del secolo scorso: alcune che non vengono più usate o neologismi, oppure parole che non vengono più usate oggi nei lavori dei campi per esempio. Aderendo alle storie della tradizione orale “Li Cunti” che mia nonna mi ha raccontato, dove non era raro trovare Gesù che stava nella taverna di Sturno e non di Mirabella Eclano a parlare con un oste.
Inoltre, il racconto è pieno di inesattezze temporali volute perchè fa parte della tradizione orale umana, sovranaturale all’interno della realtà in cui il popolino si riconosce”.
Ad affiancare Paolo Capozzo, ci saranno: Angela Caterina, attrice, autrice e docente al Teatro d’Europa di Avellino, insieme a due musicisti Giuseppe Relmi e Massimo Testa dell’ Associazione Culturale e Musicale “La mela di Odessa” di Avellino.
Mancano due giorni al 2020, ha qualche progetto in corso per il Nuovo Anno?
“Premetto che sono contento dello spettacolo che ci ha regalato tanto pubblico e tante belle emozioni. Tra i progetti per il 2020, le accenno che porteremo in giro un paio di spettacoli che abbiamo pronti. A febbraio esordiremo con la “Gerusalata liberemme”, una riduzione del film Brancaleone alle crociate. Laboratori nelle scuole, il laboratorio al 99Posti. Fino a giugno andrà così. Questi sono i progetti.
Poi mare, sole e riposo… almeno queste sono le speranze, conclude ironico Paolo Capozzo”.