Riceviamo e pubblichiamo la poesia “Rojava” di Doğan Akçali
Mi stanno ammazzando davanti a tutti. Mi stanno sparando agli occhi del giorno. Mi stanno sparando sulla mia terra questi bigotti bastardi. Nessuno ha coraggio di proteggermi, non sento la ribellione di nessuno. Il mondo non vuole sentire la mia voce. Tutti stanno zitti. Tanti mi guardano con la loro ipocrisia, con un sorriso disumano sui loro volti. Crollo lentamente a terra. Sono abbandonato solo nella mia luce. Sono abbandonato solo nella mia vittoria. Sono abbandonato solo nella mia lotta. Mi vogliono sterminare nel loro proprio odio. Mi vogliono assediare succhiando il mio sangue. I nemici mi stanno circondando. Sono Rojava. Sono il luogo dove la storia è scritta scritta. Sono l’henné nelle mani di una ragazza. Sono il sicomoro nel cuore di un ragazzo. Ho appena detto addio alla mia famiglia, accumulando lacrime di pace nei miei occhi. Sono l’onore del futuro negli occhi luccicanti dei bimbi. Sono Rojava. La mia ferita sanguina. Nessuno vuole guarirla, e tanti vogliono far rimuovere le mie cicatrici profonde…
Doğan Akçali
Doğan Akçali, poeta curdo, nasce nel villaggio di Akcali, Adiyaman, in Turchia nel 1980. Esule politico, in Italia da cinque anni, ha iniziato a scrivere poesie da adolescente, scegliendo poi l’italiano come lingua poetica. “La poesia è stata per me la prima esperienza di vera libertà” dice di sé il poeta. Le sue parole risentono profondamente delle esperienze giovanili di oppressione e di violenza, sono pervase di dolore, amarezza, rabbia, coraggio, romanticismo e nostalgia per gli affetti lontani. Nei suoi versi compare spesso il tema della politica, della vita quotidiana lontana dalla patria, delle mille difficoltà dell’esule. Il poeta le affronta sempre con orgoglio e grande energia, non di rado con levità d’animo, lasciando spazio a esperienze ed emozioni universali e fortemente vitali come l’amore.