Pietro Sibilia, consigliere comunale delegato alla Cultura e turismo del Comune di Teora, invita l’Irpinia a sviluppare un nuovo meccanismo culturale ed economico diverso da quello preposto e trascinato sul ventre di intere generazioni:
”L’idea ci è venuta ieri sera, davanti ad una birra a Teora. Stavamo evidenziando l’importanza delle associazioni e delle organizzazioni di volontariato e di promozione del territorio irpino che, con enormi sacrifici, affiancano le amministrazioni pubbliche nell’erogazione di fondamentali servizi sociali e di valorizzazione culturale, turistica e ambientale dei nostri paesi. Queste associazioni svolgono un ruolo fondamentale arricchendo la comunità di servizi e attività che i Comuni non sarebbero in grado di erogare, ma molto di più potrebbero fare se riuscissero ad organizzarsi in un circuito virtuoso di collaborazione e di scambio di idee, conoscenze ed esperienze.
Pensiamo a un’assemblea pubblica di tutte le associazioni del nostro territorio finalizzata a elaborare, per questa estate, un progetto di interscambio per la valorizzazione sociale, culturale e turistica dei nostri paesi, del nostro patrimonio storico e artigianale. Vediamoci in una prima assemblea pubblica da tenersi a Teora, sabato 30 marzo, alle ore 17:00, presso la Pinacoteca – museo di arte moderna, in via Nazionale, e organizziamo insieme un grande progetto di rilancio sociale e turistico delle nostre comunità
Valentina Restaino, MGA- sindacato nazionale forense; Salvatore Casale, Irpinia LaBoratorio di Idee; Concita Meo, Albero per tutti e Musicalmente; Roberto Buglione De Filippis, Attack Irpinia; Maria Antonietta Ruggiero, Pro loco Lioni; Antonella Petrozzino, Pro Loco Conza; Valentina Corvigno Pietro Mitrione, InLocoMotivi; Irpinia in Movimento, Vitale Recce; Rosario Santella,Associazione culturale Sibylla Burgundiae ”
Qual è lo scopo dell’assemblea e a chi è rivolta?
“L’intenzione è quella di unire tutte le associazioni del territorio senza intaccare la loro identità che anzi deve essere assolutamente protetta. Ogni associazione sappiamo che ha degli scopi ben precisi ed è formata da persone competenti. Perché allora non immaginare un percorso comune? Semplicemente vogliamo partire dal basso, da chi davvero mette l’anima per questa terra, e sono sicuro che molte associazioni non sono adeguatamente tutelate, protette.
Da amministratore non mi sognerei mai di fare la guerra ai comuni come qualcuno mi ha detto, semplicemente noi firmatari vogliamo dare l’opportunità a tutti di parlare perché sai qual è il problema dell’Irpinia? La mancanza di comunicazione. Ho percepito in alcuni la paura di esporsi come se fare un’assemblea sia sintomo di schieramento contro un certo sistema. Non è così, nonostante sia evidente a tutti che le cose non vadano poi tanto bene. Si parla di turismo, ma ti impiantano le pale eoliche, si parla di accorciare le distanze, ma il ponte di Parolise sono mesi che è chiuso (non cito la Lioni- Grotta), si parla di ambiente ma poi si vedono fiumi inquinati e proposte a costruire di compostaggi e discariche, si parla di lavoro e sappiamo bene le ultime vicende che hanno colpito l’Irpinia. Essere insieme e valorizzare il territorio può quantomeno aprire gli occhi a tutti”
Da giovane consigliere, quindi potenzialmente più vicino alle nuove generazioni, cosa percepisci nello sguardo dei tuoi coetanei?
”Percepisco la convinzione che prima o poi il posto arriverà, poi però la convinzione con il passare degli anni svanisce ed ecco che si emigra.
È triste.
Sia chiaro, non tutti i giovani hanno questo tarlo in testa, nella rassegna Un libro al mese, che curo da ormai due anni e mezzo, ci sono abbastanza giovani interessati agli argomenti preposti. Diciamo che sono dei fiori nel deserto, ma pur sempre vivi.”
Perché in Irpinia si parla così spesso di emigrazione?
L’Irpinia è una zona difficile già dalla sua morfologia, gruppi di case immerse tra colline e montagne, poi a mio modesto parere l’errore è stato politico.
Abbiamo impiantato fabbriche non avendo però la cultura della fabbrica invece di puntare a qualcosa che non desse i frutti in rapido modo ma che costantemente avrebbe arricchito e protetto il nostro territorio. Il “polo industriale” idealizzare era ed è l’agricoltura. I giovani sono figli di quei genitori che magari negli anni ‘80 si sono recati dal politico di turno a chiedere se fosse possibile lavorare. Ora cosa pretendiamo?
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