Occidente in crisi di identità

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Maurizio Compagnone – Occidente in crisi di identità

Con il disastro finanziario del 2008 l’Occidente ha avuto una profonda crisi di identità. Dopo il crollo di Lehman Brothers, i governi di tutto il mondo hanno stretto le maglie per il funzionamento degli Stati con tagli massicci a welfare, sanità e infrastrutture a vantaggio degli istituti finanziari. Le aziende di piccole e medie dimensioni, sopratutto quelle che producevano per il mercato interno, hanno risentito maggiormente la crisi e sono andate in bancarotta.

Negli Stati Uniti le famiglie sono state sfrattate dalle banche con cui erano impegnate con i mutui e sono finite per ingrossare le file dei poveri senza sussistenza. A differenza le banche che hanno provocato il dissesto hanno beneficiato degli aiuti che sarebbero dovute andare alle famiglie. Lo possiamo riassumere così socialismo per Wall Street, capitalismo per Main Street. Lo capirono tutti che il sacrificio imposto al popolo non valeva per banche e le istituzioni finanziarie. Questo fiume a letto agitato ha tracimato in Europa portandosi dietro Grecia, Portogallo e Spagna. Le economie europee sopratutto quelle più deboli a ridosso degli argini sono state investite. Nel 2015 mi è parso subito chiaro come ho già scritto in altre mie precedenti riflessioni, che Bruxelles non aveva nessuna soluzione per la Grecia, né tanto meno per paesi fragili come Portogallo Spagna, e Italia.

Nel range temporale tra il 2008 e il 2015 sono nati i moti spontanei in quasi tutti i paesi europei ad economia stampellata contro l’establishment finanziario, i governi europei e il sistema monetario. Il risentimento era alimentato dalla percezione che l’intero sistema fosse ingiusto nei confronti del normale lavoratore. Nel 2015 il politico di sinistra radicale Alexis Tsipras (l’uomo che Merkel voleva ammorbidire facendolo foraggiare dalla Siemens, come da intercettazione delle Poiana di Atene e che vi invitiamo a rileggere), e capite chi comanda in Europa. Questa intercettazione mise in seria difficoltà la Merkel, dopo alcuni giorni qualche organo di stampa coraggioso ne fece cenno ma quell’articolo fu oscurato nell’arco delle 24 ore per pressioni sugli editori.

La crisi che dagli Stati Uniti si era spostata in Europa decretò l’ascesa dei Robin Hood delle classi medie e degli operai, in Grecia il socialista Yanis Varoufakis, nel Regno Unito Jeremy Corbyn e negli Stati Uniti Bernie Sanders. Era il momento giusto per un exploit per i socialisti in declino. La maggior parte dei paesi occidentali pensò di attuare una ridistribuzione della ricchezza dalle classi medio-basse. Nei Paesi Bassi o Olanda (Di Maio ti ricordo che parliamo dello stesso Stato, evita castronerie del tipo sulla questione Sea Watch tra Italia e Olanda non accettiamo ingerenze dei Paesi Bassi), una famiglia con un solo reddito di 20 mila euro annui, ottiene sussidi per 7 mila euro, portando così le entrate della famiglia a 27 mila euro, mentre una persona che ha 31 mila euro di entrate deve pagare 3 mila euro in tasse, e poiché lui non riceve sussidi, il suo stipendio si ferma a 28 mila euro.

Nel 2015 l’Europa ha dovuto affrontare un’invasione di immigrati di proporzioni bibliche. La Svezia è stato il primo paese a sperimentare il progetto pilota di sostituire la popolazione in calo con i migranti del Terzo mondo, ma quando la popolazione si è resa conto che il processo demografico, pur se lento, era diventato inarrestabile, sono iniziate le dure proteste di piazza. Anche in altri paesi i popoli si sono ribellati contro i loro governi, hanno capito che le migrazioni dal Terzo mondo non hanno un effetto marginale, ma trasformeranno le società dei paesi europei.

Questo arrivo in massa non è però modulato in modo perfetto, mentre le campagne della Francia, Spagna e Italia si stanno spopolando senza ricambi, le grandi città vengono rapidamente colonizzate da non-europei. La sinistra evita di affrontare questo problema che risolverebbe la carenza di agricoltori e allevatori nelle campagne. Sono solo capaci a lanciare strali contro i partiti
anti-immigrazione come Lega Nord (Italia), AfD (Germania) e FN (Francia) incutento allarmismo e populismo. I socialisti di tutta Europa assicurano ai loro elettori che non sta succedendo nulla di speciale, anche se la realtà è ben diversa, oltre il 50% dei giovani in città come Amsterdam e Parigi sono non europei. Non sorprende quindi che i partiti patriottici di destra anti-migranti stiano guadagnando voti nelle elezioni.

L’ultima sorpresa è avvenuta in Andalusia, in Spagna, dove i socialisti hanno perso la loro base di potere tradizionale, i socialisti hanno perso la guida dopo 36 anni di amministrazioni continuativa del Partito Socialista (PSOE). Anche la classe operaia francese, fino a qualche anno fa spina dorsale dei sindacati e dei partiti socialisti, sentitasi tradita dal proprio partito e dalle banche, sta ribellandosi nelle piazze francesi diventando merce di scambio per il movimento cospiratore dei Gilet Gialli, finanziati dal populista americano Steve Bannon per polverizzare l’Unione Europea insieme ai movimenti populisti e sovranisti europei.

Finché le élite finanziarie e gli intellettuali e politici di sinistra appoggeranno l’immigrazione dall’Africa e dall’Asia per ricostituire le popolazioni autoctone a natalità zero, la migrazione sarà incontrollabile. Dal 2015 i movimenti di sinistra e le lobby industriali si sono consociati, per creare un mondo più inclusivo. Queste chiedono si, una riduzione delle emissioni di CO2 e maggiori politiche ecologiche, ma non certo per salvare il mondo, al contrario per creare nuove opportunità di business offerte da un mondo più verde.

Maurizio Compagnone
Opinionista Geopolitico