Articolata e ricca la lectio magistralis sul messaggio sturziano del prof. Ortensio Zecchino. Gremita e attenta la platea che ha visto la sala del museo civico di Ariano Irpino partecipare all’evento, organizzato da Orizzonti Popolari, sul tema Il Popolarismo a 100 anni dall’appello ai “Liberi e forti” di Luigi Sturzo. Si è trattato di una rappresentazione storica, sotto forma di intervista curata dal dr. Sergio De Piano, affidata al prof. Ortensio Zecchino. Questi ha fatto da sempre del popolarismo unp studio attento e meticoloso, oltre a riferimento culturale e politico da incardinare anche nel presente e nelle prospettive future della vita politica del paese. La presentazione dell’appello è partita dalle prime esperienze politiche del prete siciliano. Dopo le prime prove amministrative, dopo il superamento del non expedit, subito dopo la tragedia della prima guerra mondiale, pur se conclusasi con la vittoria dell’Italia, don Sturzo concepì il progetto di un nuovo soggetto politico. Il Partito Popolare, di ispirazione cristiana, avrebbe dovuto farsi interprete e guida nella rinascita etica e politica della nazione. Facendo riferimento anche all’attualità, il prof. Zecchino si è soffermato su questioni, apparentemente filologiche, ma dall’indubbia valenza culturale, tra popolarismo e populismo, tra morale e moralismo, sottolineando la chiarezza dell’approccio sturziano alla politica ed alla sua concreta inverazione fattuale. Purtroppo, l’avvento del fascismo, la sua deriva autoritaria e totalitaria, la politica del regime nel perseguire l’intesa con la chiesa che avrebbe portato al Concordato ed ai Patti Lateranensi, impedirono al messaggio di don Sturzo di penetrare nella società civile. A lui di prendere la via dell’esilio, dapprima in Gran Bretagna, poi negli Stati Uniti. All’indomani della fine della seconda guerra mondiale, don Sturzo ritorna in Italia. Pur rimanendo viva la sostanza del suo messaggio, assistette alla nascita della Democrazia Cristiana, che si caratterizzò, anche in presenza di fattori internazionali molto pressanti, come il partito dei cattolici, ed assumendo caratteristiche diverse da quelle che il padre del popolarismo aveva concepito per una formazione politica di ispirazione ai valori cristiani ma non confessionale. Ed a questo proposito il prof. Zecchino ha colto l’occasione anche per un’altra sottile distinzione filologica tra laicità, quella voluta e propugnata da don Sturzo, e laicismo. Sono state ricordate le principali coordinate del pensiero sturziano, che si può riassumere nella proposta di una visione che rifiuti lo statalismo, la partitocrazia e la corruzione. Erano propugnate la difesa della libera iniziativa in economia, la tutela della famiglia, e il riferimento costante ai valori della civiltà cristiana. Non sono mancati riferimenti, anche aneddotici, ai rapporti personali e politici con De Gasperi, Einaudi, La Pira ed altri. Sulla questione legata alle ragioni di un ancoraggio all’appello sturziano di quanti operano nel presente, il prof. Zecchino, dopo avere precisato che si è fallita una grossa opportunità storica, all’indomani della fine della Democrazia Cristiana, quando il neonato Partito Popolare avrebbe potuto giocare la carta di una riscoperta e attualizzazione della lezione sturziana, ha ammesso che non è facile individuare nel presente, se non a livello europeo, una forza popolare, pur se variegata e complessa. Quel che conta oggi, ed è questa la nostra opinione, è che imbalsamare le celebrazioni, ridotte a vuoti riti, serve solo all’ipocrisia di facciata. A questo ha fatto anche riferimento il prof. Zecchino, mentre la sostanza dell’appello sturziano mantiene intatta la sua fecondità, a condizione che etica, morale, dedizione al bene comune come servizio, siano per davvero le armi di persone libere e forti.
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