A Roma, giovedì 25 ottobre ore 15.00, nella Biblioteca Storica nazionale dell’Agricoltura, Sala Cavour, presso il Ministero delle Politiche agricole, alimentari, e forestali e del turismo presentazione del libro “Il caso Penicillina” di Giovanni Savignano.
Il dottor Savignano è medico radiologo presso A.O.R.N. San Giuseppe Moscati di Avellino ma ha già pubblicato testi sia sulle problematiche della Sanita’ Italiana che su Carlo Gesualdo “Principe dei Musici”. E’ convincimento dello scrittore che la ricerca non sia legata alla genialità del singolo ricercatore ma ad un intenso lavoro che si protrae per lunghi periodi e non riguarda un unico laboratorio. La penicillina ne è testimone: è una scoperta scientifica a cui parteciparono ricercatori di paesi diversi in tanti centri di ricerca e per un lungo periodo.
L’opera, nel 2016, fu presentata ad Adelaide, in Australia, alla presenza del Console Roberta Ronzitti e, qualche mese dopo, all’Università di Oxford nella Scuola di Patologia della Facolta’ di Medicina nell’aula dedicata agli eventi scientifici, alla presenza di tanti studenti, ricercatori e diversi docenti tra cui Christofer Tang di Patologia e Simon Hunt di Immunologia . Oxford è un centro studi cosmopolita dove la ricerca è un valore.
Dopo i saluti di Mario Pulimanti, Direttore Vicario della Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura, Savignano ripercorrerà tutte le diverse fasi prima di approdare alla scoperta finale. In realtà, l’utilizzo delle muffe per curare malattie infettive risale all’antica Grecia, già i romani, cinesi e indiani trattavano infezioni con medicamenti simili agli antibiotici. Nel 1895 il batteriologo Vincenzo Tiberio, originario della provincia di Campobasso, pubblico’ un lavoro sulle proprietà antibatteriche delle muffe. Fleming, nel 1928, osservò un fenomeno sulle sue colture ed ebbe la brillante intuizione. In una delle colonie una piastra di agar (ricca di sostanze nutritive) disseminata di campioni di staphylococcus aureus era stata inquinata da una muffa atterrata su di essa. Fleming vide che nel centro della coltura si notava una macchia di muffa, le colonie di stafilococchi stavano scomparendo come se fossero sottoposti ad un fenomeno di disintegrazione. Le ricerche le pubblicò nel 1929 e nessuno avrebbe potuto mai immaginare gli sviluppi successivi.
Nel 1938 all’Università di Oxford, fu il patologo Florey, nato proprio nei pressi di Adelaide, ad organizzare il gruppo di ricercatori che mise in pratica la scoperta di Fleming: furono capaci di trasformare un sottoprodotto di una muffa, del genere penicillium, in un farmaco portentoso. Nel 1945 arriva il riconoscimento del Premio Nobel per la Medicina a Fleming, Chain e Florey.