Fontanarosa unita per la rinascita: Il grande Carro tornerà alla “Punta della Selece”

4085

Fontanarosa unita per la rinascita: Il grande Carro tornerà alla “Punta della Selece”

È un gigante di duecento quintali, l’obelisco di paglia. Che è andato giù, nel pezzo più pregiato, la parte che custodisce l’immagine della Madonna dell’Assunta. Dopo poco più di due settimane da quello che è accaduto alla vigilia di Ferragosto, a cui sono seguiti dibattiti,

proposte e volantini anonimi che prendevano di mira chi, quel giorno, si trovava alle funi, il sindaco Giuseppe Pescatore e il parroco don Pasquale Iannuzzo, con l’aiuto anche della comunità fontanarosana stanno cercando di ragionarci sopra, riprendere a parlare del Carro, anche se con le polemiche che si leggono sui social, e soprattutto stanno cercando di risollevare il morale di tutti. Come riprendersi, le cose da fare, le fasi da percorrere e i tempi che occorrono per tornare a far tornare, il Carro di Fontanarosa, al posto che compete: l’arrivo alla “punta della selece”: a questo è servito l’incontro di sabato sera, al Museo Civico, convocato dalle due autorità della media valle del Calore. E a cui hanno partecipato i cittadini, personalità politiche e, durante il quale, per capire bene quello che è successo e i possibili rimedi è stato chiamato a fare un dettagliato intervento l’architetto Silvio Cosato, storico del Carro.
Intanto parroco e sindaco hanno espresso una unica volontà: quella, cioè, di tirare il Carro subito l’anno prossimo. Importante sarà il modo in cui si dovrà arrivare:
probabilmente sarà istituita una Fondazione partecipata, ancora non si fanno nomi, anche se qualcuno dice che è tutto fatto(almeno questa è la voce che gira sui social, ndr.). Comunque ognuno potrà contribuire. Un aspetto interessante è stato trattato da Cosato, il quale esordisce dicendo che”il Carro non è scienza ma espressione di artigianato locale”. E che è una questione “di fede e passione”. Per questo, continua l’architetto” non ci sottrarremo a questo compito oneroso”.
Bisogna attuare, perciò, “una strategia per rimetterlo in piedi subito e farne uno nuovo”. Si dovrà lavorare, secondo Cosato, in un’unica direzione e con più cantieri aperti. Il” registro” più rovinato, quella in cui è protetta l’immagine dell’Assunta, “è uno dei nuovi che, però, potrà essere sostituito con uno dei vecchi che sono qui al Museo”. Mentre altri dovranno essere restaurati, dovrà essere rifatta invece la struttura in legno. Cioè i pali che la compongono. “Un lavoro di revisione e rammento-dice l’architetto Cosato-e in 3 o 4 anni rifarlo nuovo”. È deve essere fatto tutti insieme perché “non c’è un deus ex machina”.
Lo storico del Carro, che quella sera è salito sulla gru insieme ai vigili del fuoco per cercare di far fare il miglior intervento possibile e non arrecare ulteriori danni alla struttura, sostiene che” il Carro ha retto, fratturato ma i pezzi non sono venuti giù. Perciò montato a regola d’arte”. E quando lo dice la platea fa un grande applauso. I “registri” sono sette, un tronetto più la Madonnina. Bisogna essere uniti per rimetterli insieme ma “con una logistica, ruoli e gerarchie precise”. Chi lavora alla paglia, chi all’intreccio. Il Carro è di tutti. Ma partono in svantaggio, secondo Cosato: “Ci manca il tempo-conclude-. Ci vorrà un mese e mezzo più bisogna simulare il montaggio”. La volontà dei fontanarosani, quella di rivedere il Carro fermare le trentadue funi alla punta della Selece, però, farà la differenza.