Nasce il comitato “No Biodigestore di Chianche”

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Torna alta l’attenzione da parte dei comuni dell’area del Greco di Tufo e della Valle del Sabato, dalle associazioni per la tutela ambientale e della salute e da esperti del settore per la questione Biodigestore di Chianche.  Il 4 luglio il T.A.R.  di  Napoli, si esprimerà sull’istanza cautelare avente ad oggetto la sospensione della Delibera di Giunta Regionale  n.123 del 07.03.2017 “Programmazione interventi di realizzazione impianti per il trattamento della frazione organica a valere sulle risorse FSC” che finanzia la localizzazione del biodigestore anaerobico a Chianche”.  L’azione sostenuta  attraverso lo studio legale dell’Avvocato Carla Silano è stata voluta fortemente dai Sindaci dei comuni dell’area del Greco di Tufo.

Dopo una prima riunione del 15 giugno, i Comuni e le Associazioni per la tutela della Valle del Sabato hanno dato vita a un Comitato unitario per coordinare e potenziare l’attività di opposizione alla  realizzazione di un biodigestore  nel Comune di Chianche.

Il Comitato, pertanto, chiama alla mobilitazione generale le popolazioni locali, le rappresentanze istituzionali comunali,  gli operatori economici e produttivi della filiera vitivinicola, gli esercenti commerciali e dei servizi, le forze politiche e sociali , perché con i metodi della civiltà e della democrazia sia fermamente respinto il tentativo di collocare  in un’area già fortemente soggetta a pressioni ambientali, ma anche dalle straordinarie potenzialità eno- agro-alimentari, un impianto di trasformazione industriale del ciclo dei rifiuti. La grave e solitaria scelta del Comune di Chianche è stata suffragata da una irresponsabile condivisione della Regione Campania,  la quale ha  avallato una serie di inaudite incongruenze che di fatto dimostrano l’inattuabilità e la pericolosità ambientale dell’iniziativa.

In particolare la localizzazione dovrebbe essere quella dell’area del Piano Insediamenti Produttivi  (mai entrato in funzione e senza sottoservizi) adiacente alla linea ferroviaria Avellino-Benevento e posta tra due passaggi a livelli, vicinoria  al fiume Sabato, in piena area a Denominazione di Origine Controllata e Garantita “Greco di Tufo” nonché a diversi insediamenti abitativi il  territorio è inidoneo a supportare logisticamente la continua azione di un conferimento  che consta di un minimo di 30.000 tonnellate annue in entrate e di altre decine di migliaia di  tonnellate di prodotti residui in uscita, in quanto dotato di una rete viaria secondaria a dir poco precaria, in continua difficoltà di transito e manutentiva,  per lo più priva di illuminazione; il casello autostradale prossimo è quello di Avellino-Est ed è distante oltre 15 chilometri per cui costringerà la carovana di automezzi trasportanti materiale organico putrefatto, soggetto a effluvi maleodoranti, quotidianamente e in tutte le stagioni dell’anno, ad attraversare i centri abitati di Pratola Serra e Tufo oltre le percorrenze di Prata P.U., Altavilla Irpina,   Petruro Irpino e Ceppaloni; l’insediamento andrebbe a trovarsi nel pieno dell’area  pregiata degli otto comuni “D.O.C.G.” del  “Greco di Tufo” compromettendo  seriamente  l’immagine di un intero territorio per il quale è fondamentale la tutela,  il miglioramento e la qualificazione ambientale, prossimo al redigendo Parco geo minerario di Tufo e Altavilla Irpina, di cui fanno parte anche i comuni di Chianche,Torrioni  e Petruro Irpino nonchè la Provincia di Avellino; la zona prescelta è stata  interessata in un recente passato da un improprio utilizzo come  discarica abusiva rientrante nelle indagini che hanno condotto all’operazione antimafia comunemente denominata “Chernobil”, come dimostrano le indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere;
anche se in corso d’opera furbescamente è stata modificata la titolazione progettuale da impianto anaerobico ad aerobico, ma restando inalterato nella sostanza il processo produttivo che non produrrà alcun compost utile per l’economia agraria dell’area, tanto che si porranno ulteriori problemi di smaltimento dei diversi prodotti che ne deriveranno dall’intero ciclo di lavorazione:  aeriformi, solidi e liquidi.

“Sono ragioni fondate quelle che ci spingono ad opporci con convinta decisione per legittima difesa per cui intendiamo avviare una serie di iniziative dalla forte valenza istituzionale e legale con il ravvicinato obiettivo di richiedere la dovuta attenzione e l’intervento da parte di organismi dello Stato e dell’Unione Europea. Non si tratta di dire solo un NO a un biodigestorema alla rassegnazione di vedere le nostrezone, esposte a una deliberata e violenta aggressione,predestinatea un futuro fatto di marginalità e di speculazione il cui prezzo, in termini di salute edi qualità della vita, verrebbe fatto pagare alle popolazioni di oggi e a quelle future. Siamo uniti e partecipiamo tutti a questa battaglia di civiltà e di coscienza.”