Si rivedranno il 22 giugno prossimo, a palazzo Santa Lucia. La Regione, dopo l’incontro con le tute blu dell’ex Irisbus, oggi Industria Italiana Autobus, ha assicurato loro un forte appoggio per i vertici che verranno, quando sarà al Mise. Ma sindacati ed operai forse, anche se non lo fanno vedere, cominciano davvero a sentire il peso di tutti questi anni di lotte. Da quando, cioè, improvvisamente, in una mattina di settembre videro sfilare gli autobus che, all’alba, lasciavano la fabbrica. Il segno che veniva svuotato lo stabilimento.Ma non è ancora chiuso il libro. Per Silvia Curcio, della Fiom, che tutti hanno conosciuto come la”pasionaria”di quei giorni, non c’è rassegnazione, anche se”vorremmo trovare un po’ di serenità, dopo sette anni”. Per questo”continueremo a spronarli(i politici, ndr.)”. Ogni volta un incontro, molto spesso saltato, dopo mesi di richieste.”È per questo si perdeva tempi utile a far luce su quanto sta avvenendo. Fino a giungere al paradosso delle commesse italiane vinte ma con la produzione in Turchia. Ma Silvia, e tutti gli operai, sapevano benissimo che avrebbero lottato tanto per tornare sempre al punto di partenza. Le estati trascorse a parlare da un palco durante le feste dei paesi della provincia, a seguire le processioni, magari a piangere insieme senza mai farsi vedere. Un senso di scoramento, e di impotenza, poteva assalirli. Ma sono stati forti. E Silvia lo è stata.”Quando è iniziata questa nuova avventura lavorativa, sapevamo benissimo che sarebbe stato difficile e complicato il rilancio di un capannone vuoto”. Ma hanno lottato. Scioperi, blocchi dei caselli autostradali, incontri nelle scuole. Hanno difeso, loro sì, il territorio e la dignità di un lavoro. Ma la politica non li ha tanto ascoltati. Ed aiutati. “Con la nostra lotta-dice ancora Silvia Curcio, oggi anche lei all’incontro di palazzo Santa Lucia – siamo riusciti a far cambiare rotta al governo e finalmente sono state messe ingenti somme per rinnovare il parco autobus vetusto, pericoloso per i cittadini e inquinante per le città”. Ed è convinta, come un po’ tutti, che Stefano Del Rosso, ad di IIA, non abbia forze sufficienti per affrontare questa avventura.” Che non potesse sostenere da solo il progetto è stato evidente da subito. Ecco perché serviva un nuovo socio finanziario per portare liquidità e di conseguenza fare investimenti e ristrutturazione. Per essere competitivi”. Ha contribuito anche la politica, che ci ha messo del suo per ritardare ancora di più le cose. “L’impegno superficiale del governo e del Mise(quelli precedenti, evidentemente), hanno prodotto enormi ritardi nell’attuazione del piano”. La speranza sta nel nuovo governo”che dovrebbe essere la chiave di svolta. Lo stesso ministro Luigi Di Maio, in campagna elettorale, ha ribadito che per fare prodotti di qualità l’azienda deve essere pubblica. Anche Carlo Sibilia vuole che Flumeri diventi un fiore all’occhiello della valle dell’Ufita”. E a che se, talvolta, subentra la sfiducia, e la paura che tutto possa andare perso, “ci ritroviamo ancora a protestare. Ma, dopo sette anni- dice la pasionaria, con la sita grinta di quando interviene nei dibattiti-vorremmo trovare un po’ di serenità”.
Giancarlo Vitale