Il paese è in preda all’agitazione, e molti si sono lasciati e si lasciano andare ad attacchi inopportuni nei confronti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un sistema democratico che funzioni si fonda sull’equilibrio dei poteri, ciascuno dotato di prerogative e doveri a cui sottostare. E’ vero che l’esito elettorale del 4 marzo non ha consacrato nessun vincitore certo ; è anche vero che, dati i numeri, non era facile ipotizzare la formazione di un governo che garantisse una gestione normale degli affari correnti e consentisse al parlamento di predisporre gli atti necessari a far fronte con dignità agli impegni internazionali. Considerato che due forze politiche, il M5S e la Lega, si erano dichiarate pronte a mettere mano ad un programma che potesse permettere di formare un governo con pieni poteri, il presidente Mattarella ha assecondato le volontà dichiarate, non mancando di ricordare quali sono le competenze proprie di ciascun potere costituzionale. Sempre il presidente ha mostrato rispetto per il voto espresso dai cittadini, ha pazientato in attesa di passare alle fasi successive, e non si è stancato di ricordare che avrebbe valutato con attenzione e scrupolo sia i programmi che le persone proposte per i vari dicasteri, rivendicando in ultima istanza a se stesso il diritto di nomina, non obbedendo ad una umorale e personale suggestione, ma lasciandosi guidare dalle linee di politica internazionale che caratterizzano le scelte della politica europea ed estera dell’Italia. La reazione di parte dell’opinione pubblica e dell’asse Lega-M5S, per l’interposta persona del presidente incaricato Conte, all’indomani del non gradimento espresso nei confronti del ministro proposto dell’Economia, somiglia alle bizze di un bimbo capriccioso, che si ostina a voler dettar legge, quando non tocca a lui dettar le regole. Ad ognuno il suo, recita il motto dell’Osservatore Romano : se si intende privare un organo della discrezionalità che gli è riconosciuta dalla Costituzione, dell’assunzione di responsabilità che compete, si corre seriamente il rischio che a dettare la linea politica di un paese non siano gli organi costituzionali previsti, ma gli umori, i capricci, le pretese di chi si illude di interpretare la volontà popolare, che è invece variegata, complessa, articolata e va interpretata con la moderazione necessaria, nel rispetto di chi la pensa diversamente e rimanendo fortemente ancorati a cio’ che la Costituzione stabilisce. Mi piace immaginare che dopo la notte delle recriminazioni e del disappunto, spunti l’alba di una visione meno arrogantemente prepotente e più sensibile ad una concezione della democrazia meno barricadera e più responsabile.
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