La vittoria di Pirro e il coraggio della responsabilità di Nicola Prebenna

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Si avvicina il momento della verità, e l’elezione dei presidenti di Camera e Senato è all’orizzonte. Le trame che si stanno ricamando potrebbero partorire, in una logica spartitoria tutto sommato legittima, i presidenti dei due rami del parlamento. Dando per scontato il superamento di questo primo passaggio, rimane incerto il raggiungimento del traguardo finale, la formazione del nuovo governo: non solo incerto, ma molto difficile da mettere insieme. Che il risultato elettorale abbia decretato, senza equivoci, vincitori e vinti, è una verità che nessuno osa mettere in dubbio. Il problema vero, però, è che in un sistema democratico, per governare, bisogna disporre di una maggioranza parlamentare, e in un sistema sostanzialmente frammentato, i partiti che intendono collaborare per un’azione governativa condivisa devono dar prova di flessibilità e responsabilità. Gli esempi recenti di Spagna e Germania costituiscono delle chiare prove che, a fronte di difficoltà serie, il senso di responsabilità è l’unica garanzia per garantire un governo al paese. Tornando al caso nostro, il problema che i cronisti politici, gli osservatori parlamentari, i giornalisti stranieri si stanno ponendo è dato dalle ipotesi sulla costruzione di una possibile maggioranza parlamentare, in grado, se non di assicurare un governo stabile al paese, almeno di traghettarlo verso nuove elezioni, dopo aver messo su un sistema elettorale che, offrendo il massimo di garanzie per tutti, determini per un lasso di tempo abbastanza lungo un riferimento stabile. Oltre, naturalmente, garantire la governabilità del paese per l’ordinaria amministrazione e le scadenze improcrastinabili. Quale lo scenario attuale? A parte la scelta netta del PD di collocarsi all’opposizione, al momento sia il M5stelle che Salvini, per conto del centrodestra, immaginano un governo che, a loro dire, deve assolutamente mettere mano ai provvedimenti che ciascuna formazione politica ritiene necessari e improcrastinabili. Salvini parla di abolizione della legge Fornero, di riduzione delle tasse, di blocco dell’immigrazione clandestina, mentre Di Maio ricorda il reddito di cittadinanza, l’abolizione dei vitalizi, per citare i cavalli di battaglia che più hanno fatto breccia nell’opinione pubblica. Certo, le proposte avanzate dai due schieramenti non si fermano qui, ma abbiamo preferito richiamare quelle di maggiore impatto mediatico. Se i due vincitori delle elezioni rimangono prigionieri della gabbia delle promesse elettorali, senza aprirsi a possibili mediazioni, rischiano di ritrovarsi in mano una vittoria di Pirro. Ciò che nel nostro sistema parlamentare è una incontrovertibile verità, è che il governo messo su da una coalizione non può fondarsi sulla imposizione di una soluzione di parte agli alleati, ma su una proposta mediata, che sposi il principio della gradualità e della condivisione ponderata. E ciò è la testimonianza del senso di responsabilità e della ragionevolezza che, nei momenti di maggiore difficoltà, deve dare positiva prova di sé. Questa è l’occasione, per i vincitori, di mostrare che da soli non si va da nessuna parte; insieme, rinunciando all’esclusività delle proprie proposte, adottando uno spirito propositivo, costruttivo, di condivisioni possibili anche se parziali, si può e si dovrebbe dare prova di responsabilità. Questa richiede grande coraggio, ma è l’unica strada percorribile, se per davvero gli sforzi sono protesi alla realizzazione del bene comune.