La nota della L.ID.A (Lega Italiana diritti degli animali) , coordinamento provinciale di Avellino/Benevento, comitati territoriali di vigilanza sezione di Bonito .
Riceviamo e pubblichiamo:
Bonito(AV)-La democrazia è l’arte del bene comune” – così un autore greco anonimo lasciava traccia di se alle future generazioni. Nel tempo, quest’arte è stata nelle mani di pochi “eletti”, basti pensare a Platone che vedeva nel filosofo la massima espressione dell’uomo politico, fino a giungere a nostri giorni dove la massima espressione della democrazia si realizza nella libera partecipazione del cittadino alla vita politica della propria comunità. Questa partecipazione si realizza mediante una diversità di “organismi di espressione politica” tra cui le “Consulte”.
La Consulta, è una “speciale” forma di aggregazione che collabora con le Amministrazioni Comunali e permette alla gente di esprimere la propria opinione ed indirizzare le decisioni verso la soddisfazione dei bisogni dei cittadini. Perché la Consulta possa adempiere ai suoi compiti, essa dev’essere composta da persone che abbiano a cuore la vita della propria comunità, che possiedano i requisiti di competenza per poter discutere e discernere su determinate questioni, e che non abbiano interessi personali da far valere. Appartenere ad una Consulta è un onore ma anche un onere, vuol dire restituire equilibrio alle Amministrazioni locali, troppo spesso condizionate dalla necessità di garantirsi consensi.
Per questa ragione NON DOVREBBE mai far parte di una Consulta qualcuno che sia ossessionato dalla ricerca semplicemente di consensi popolari; questo, infatti, impedisce la lucidità di pensiero e soprattutto di azione. Non, dunque, “politicanti mancati” ma gente semplice e di buona volontà… non personaggi in cerca di battaglie partitiche ma persone semplici che abbiano voglia di darsi da fare nel proprio quotidiano senza ricevere applausi.
È questa la condizione prima che mi ha spinto ad accettare qualche anno fa la proposta di far parte della Consulta per la salvaguardia dell’ambiente e degli animali e sviluppo del territorio.
Tra i diversi compiti che le competono vi è quello di preservare il nostro ambiente ed ecosistema mediante iniziative e proposte sempre rispettose delle vigenti norme.
Tale azione è fatta sia a nome personale, sia a nome di chi si sente, per affinità di pensiero, rappresentato da qualche componente della consulta, sia a nome di chi si dichiara indifferente a certe tematiche in quanto garantito dal ruolo consultivo dell’organismo stesso.
Pur non condividendo la posizione di quei concittadini che si dichiarano indifferenti a certe questione, senza sapere ad esempio, che le conseguenze della caccia, degli incendi, delle discariche abusive, ecc riguardano per forza di cose ciascuno di noi, prendo atto, a malincuore, di tale posizione poiché la democrazia stessa prevede anche il diritto del singolo cittadino di non doverla per forza esercitare.
Non esiste delusione maggiore di una Consulta che muore. Significa constatare la morte del senso civico, significa che è morto il desiderio di fare del posto in cui viviamo un posto migliore. Vederla, poi, fallire perché probabilmente inficiata da aspirazioni diverse dal “bene comune” è ancora peggio… significa ch’è “nata già morta!”
In un paesino di piccole dimensioni come il nostro si dovrebbe iniziare con il pretendere che vengano applicate le Leggi già esistenti. Ad esempio sulla questione randagismo è norma che ogni Comune abbia il proprio canile comunale e per limitare i costi, sia di realizzazione che di gestione, è possibile che i comuni si consorzino per crearne uno intercomunale per evitare che la gestione di tale fenomeno venga fatto puramente in una prospettiva di interessi economici.
Anche la questione caccia, fenomeno previsto e consentito nel nostro paese, deve essere affrontata tenendo ben chiare le norme nazionali e regionali. Infatti la caccia è fenomeno che è per se stesso previsto e consentito a partire dal rispetto di tutta una normativa che ne mette in essere la sua esistenza e la sua esercitabilità.
E a tale proposito non si può non fare riferimento alla Caccia al cinghiale! In base alle attuali Leggi nazionali tale tipo di caccia è consentita a partire dal rispetto di alcune distanze dai luoghi abitati, dalle strade, ecc. Tali norme sono state introdotte in quanto la gittata delle armi usate per questo tipo di caccia è enorme, ragion per cui è necessario, per la sicurezza pubblica, garantirne il rispetto.
A Bonito per quanto mi concerne non potrebbe essere possibile praticarla in quanto se venissero misurate le distanze, cosa da noi fatta ma ovviamente non probatoria in quanto non periti, non si rientrerebbe nelle condizioni previste dalla legge
Dobbiamo avere a cuore il benessere del posto in cui viviamo a partire dalle persone per finire all’ultima zolla di terra per cui mi chiedo:
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Perché non attuare la legge nazionale sugl’incendi boschivi per stabilire che in prossimità delle linee di fuoco (che vanno aggiornate di anno in anno) non si può praticare nessun tipo di caccia.
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Perché non fare vigilanza sui cani padronali, specie nelle campagne, e sulla loro sterilizzazione ed iscrizione all’anagrafe canina per limitare le nuove nascite.