Il popolarismo: identità valoriale per l’oggi! di Nicola Prebenna

Excursus magistrale del prof. Ortensio Zecchino sul popolarismo, dalla lezione sturziana ai giorni nostri. Di fronte ad un pubblico numeroso e interessato, sollecitato dalle domande del prof. Giuseppe Orlando, il prof. Zecchino ha svolto una lectio magistralis sul popolarismo, la corrente del pensiero politico, elaborata da don Luigi Sturzo, che intendeva ispirarsi nella gestione della cosa pubblica ai valori cristiani. La prima parte della riflessione ha riguardato la ricostruzione del ruolo dei cattolici in politica all’indomani della rottura dei rapporti tra stato e chiesa, a seguito della presa di Roma nel 1870, segnato dal non expedit. Successivamente, dopo la timida apertura all’impegno politico dei cattolici con il patto Gentiloni, matura in don Sturzo il progetto di un partito politico ispirato ai valori cristiani, che sfocia nella fondazione del Partito popolare italiano, nel 1919, all’indomani della grande guerra. In fondo, quando si parla di popolarismo, ci si intende riferire al progetto ed all’azione politica che don Sturzo aveva concepito e cominciato a portare avanti. Successivamente, incalzato dalle domande poste dal conduttore dell’intervista, il relatore ha enucleato le linee d’azione sturziana che si possono riassumere in una consapevole e dichiarata opposizione al fascismo, ad una convinta laicità della politica, pur se ispirata ai valori cristiani, ad una netta distinzione delle due sfere, quella della religione e quella della politica, che lo porta ad avversare la politica attuata dal fascismo e sfociata nel concordato e nei patti lateranensi. La sua dottrina politica, mal accettata dalle autorità ecclesiastiche, non gradita e avversata dal fascismo, indusse il fondatore del PPI a scegliere la via dell’esilio, dapprima in Inghilterra e Francia e poi negli Stati Uniti. La seconda parte dell’intervento dell’ex-ministro dell’Università e della ricerca ha riguardato i rapporti tra le ragioni del popolarismo riprese da Sturzo all’indomani della seconda guerra mondiale e il nuovo partito della democrazia cristiana che, almeno nelle intenzioni, si proponeva di innestarsi sul partito popolare e riproporne i valori di fondo che si opponevano sia al liberismo che allo statalismo. Il clima di guerra fredda, la divisione dell’Europa in due blocchi contrapposti, la politica di persecuzione dei credenti nei paesi sotto il regime comunista, facilitarono l’identificazione della democrazia cristiana con il partito unico dei cattolici. Ciò segna una differenza non di poco conto tra il popolarismo sturziano e la politica portata avanti dalla democrazia cristiana, vista poco favorevolmente da Sturzo, e impregnata di scelte poco chiare per quanto attiene allo statalismo, presente in parte nella politica delle partecipazioni statali. L’ultima parte della riflessione ha riguardato la ricostruzione di quanto è accaduto, all’indomani di tangentopoli, a quel che rimaneva della democrazia cristiana e al progetto di ripartire per una nuova avventura all’ombra dei valori del popolarismo sturziano. Le vicende partitiche o le scelte personalistiche messe in campo dai diversi attori che avevano operato per una dissoluzione, secondo Zecchino, dell’identità popolare hanno decretato la fine del popolarismo e lo sciogliersi dell’identità di un partito centrato sui valori della persona, di ispirazione cristiana, in un calderone di stampo sostanzialmente socialista. Alla conclusione del suo intervento, Zecchino ha richiamato la distinzione tra individuo e persona, volendo sottolineare che spetta ad una visione cristiana della politica rivendicare e tutelare i valori della persona, come parte viva di una comunità, sganciandosi da una visione centrata sull’individuo, monade senza riferimenti etici. Puntuale le questioni poste dall’intervistatore, articolate e documentate, oltre che arricchite di riferimenti e aneddoti di personali esperienze le analisi proposte dal prof. Zecchino. Rimane la domanda di fondo: in cosa la democrazia cristiana ha fallito e, relativamente alle tre male bestie di cui parlava don Sturzo, lo statalismo, la partitocrazia, e lo sperpero di danaro pubblico, in cosa dovrebbe fare autocritica chi, erede della balena bianca, volesse riproporre i valori e gli ideali etici di una politica veramente al servizio della persona, e seriamente ispirata dai valori cristiani? Il prossimo futuro, forse, ci fornirà qualche risposta.